Genova al voto: Piciocchi alla guida e un centrosinistra favorito

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Da qualche giorno – dopo la proclamazione ufficiale della vittoria di Marco Bucci alle regionali, l’insediamento, la presentazione delle linee programmatiche della giunta e la lunga e complessa procedura di decadenza del primo cittadino di Genova, incompatibile con il ruolo di presidente della Regione Liguria, anzi di diventerà “il sindaco della Liguria”, come piace dire a lui – il vicesindaco Pietro Piciocchi è diventato il nuovo primo cittadino del capoluogo ligure, con la dizione “facente funzione”. E qui stiamo parlando di una circostanza davvero importante perché stiamo parlando della sesta città d’Italia, sia pure facente funzione in attesa delle prossime elezioni comunali che saranno in primavera, fra aprile e maggio, anche se data e indizione sono ancora di là da venire. E allora vale la pena di raccontare la storia di un alieno che si trova ad essere primo cittadino della sesta città d’Italia e ha ottime possibilità di essere eletto direttamente dai cittadini fra pochissimo mesi. Per carità, la partita è apertissima e, anzi, semplicemente guardando i dati delle elezioni degli ultimi due anni sembrerebbe favorito il centrosinistra, in quella che diventerà una partita nazionale, anzi la Partita nazionale, visto che al momento non sono previsti altri voti in primavera in centri importanti.

Ma l’elettorato di Genova negli ultimi anni è molto fluido e si sposta da un’elezione all’altra, anche per la forte presenza delle liste civiche (Vince Genova e Genova Domani alle comunali e Vince Liguria e Orgoglio Liguria alle regionali) che riesce a spostare i rapporti di forza attraendo elettori che mai voterebbero una delle quattro forze del centrodestra tradizionale (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) nemmeno con una pistola puntata alla tempia.
Insomma, nel giugno del 2022, il sindaco civico del centrodestra Marco Bucci viene eletto al primo turno e le sue civiche prendono più voti di tutti i partiti. Per di più la coalizione di centrodestra, grazie anche a candidature innovative come quelle dei manager Guido Barbazza a Ponente e Angelo Guidi nella Bassa Valbisagno, che mai avevano eletto un presidente di centrodestra, riesce anche ad espugnare sette Municipi su nove, compresi quelli citati, la Media Valbisagno con Maurizio Uremassi e il Medio Ponente con Cristina Pozzi. Parliamo di territori dove, in alcuni momenti storici, il centrodestra non riusciva non solo a vincere, ma nemmeno ad entrare o a girare per strada.

Insomma, nella primavera del 2022 sembrava che Genova fosse saldamente di centrodestra. Ma, passata l’estate, al momento delle politiche, il voto si è completamente ribaltato e – senza civiche – ha vinto il centrosinistra, esattamente come era successo al MoVimento Cinque Stelle quattro anni prima, complice il flop di Noi Moderati, che – nonostante fra i fondatori ci fosse l’allora presidente della Regione Giovanni Toti – fece solo il 2,1 per cento, anche se riuscì a eleggere uno dei suoi candidati nell’uninominale, la deputata Ilaria Cavo, grazie alla combinazione fra un nome azzeccato e soprattutto l’effetto traino di Giorgia Meloni che portò il centrodestra a conquistare tutti i collegi uninominali del Nord tranne una manciata, uno proprio in Liguria.

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Quest’anno, alle Europee di nuovo senza civiche un largo vantaggio del centrosinistra, quasi venti punti di scarto, mentre alle regionali il vantaggio si è dimezzato, anche se Bucci paga comunque nella città di cui era sindaco 18mila voti rispetto al candidato del centrosinistra Andrea Orlando, sostanzialmente non dovuti a travaso di voti da una coalizione all’altra, ma agli astenuti di centrodestra, presumibilmente voto d’opinione deluso dall’inchiesta su Toti e dal suo patteggiamento, con il “campo largo” che ha postato per mesi fotografie e immagini sulla contiguità fra Toti e Bucci, nonostante l’attuale presidente della Regione non sia mai stato nemmeno indagato e esca bene da alcune delle intercettazioni lette.

Insomma, la lettura dei dati elettorali di Genova è un esercizio per appassionati di politologia e non a caso il capoluogo ligure è sempre stato un caso di scuola anticipatore di tendenze nazionali o citato nei libri di geografia economica come esempio di anelasticita’ del voto in alcuni quartieri di edilizia popolare in totale controtendenza con quanto accadeva nelle altre grandi aree metropolitane italiane, dove a parità di condizioni, la volatilità del voto era notevolissima.

Insomma, in questo quadro, il centrosinistra parte favorito, anche se non ha ancora scelto il candidato: si è parlato di due ex ministri Dem, lo stesso Andrea Orlando e Roberta Pinotti, di tre consiglieri regionali Pd, Armando Sanna, Federico Romeo e Simone D’Angelo, del senatore pentastellato Luca Pirondini e di quello Pd Lorenzo Basso, del deputato Luca Pastorino, che è uno dei pochissimi ad aver vinto un collegio ritenuto impossibile nell’uninominale. E poi dell’amministratore delegato di Ente Bacini, Alessandro Terrile, che mangia di tutto fuorché i bambini, oltre a tre profili civici: il docente universitario Maurizio Conti, autore di un duro pamphlet sulla decrescita ligure; Andrea Acquarone, che rappresenta un mondo civico orfano della borghesia che si ritrovava nella figura dell’ex sindaco Beppe Pericu, e Marco Montoli che ha costruito lo spazio inclusivo e multietnico dei Giardini Luzzati. Insomma, grande è il vantaggio del centrosinistra, ma grande è anche la confusione sotto il cielo del campo largo.

Dall’altra parte, invece, c’è uno solo che è Piciocchi. Ed è un alieno Piciocchi, un alieno della politica, con i suoi sei figli più due in affido, capace di trovare la sua forza nel non essere un politico. Amministrativista di valore, che lo porta ad essere il maggior contribuente del consiglio comunale di Genova, più votato del centrodestra come preferenze in entrambe le occasioni in cui si è candidato con la civica “Vince Genova” Piciocchi è una sorta di mister Wolf, un risolutore di problemi che è stato l’uomo che ha dato basi giuridiche e economiche alle visioni del suo sindaco Marco Bucci.
E non potrebbero essere più diversi e più complementari i due: Bucci con il genio del carattere fumantino e Piciocchi con il genio della forza tranquilla e dell’ascolto, come fosse un traduttore dal “buccese”, capace di ascoltare i territori e di dialogare anche con mondi diversi come il volontariato e il sociale e persino i Cinque Stelle.

Le prime mosse sono state assolutamente in linea con questa scelta: presenza costante in mezzo agli eventi in città, anche e soprattutto quelli più popolari o periferici; giunte itineranti nei quartieri più dimenticati e sopralluoghi sul territorio; nomina di due assessori tecnici puri, uno dei quali, Enrico Costa, da sempre attento ai bisogni degli ultimi, nel solo di mamma Bianca, che con i suoi figli, da Enrico a Beppe, a tutti gli altri membri della famiglia, ha lasciato le eredità migliori della saga dei Costa.

Insomma, la battaglia di primavera a Genova sarà davvero il centro della politica italiana. Pop corn.





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