Oggi parleremo dei potenziali di gelo in Valle Padana. Queste temperature estreme si sono verificate in un’epoca in cui la temperatura globale era inferiore rispetto a quella attuale. Allora, erano ricorrenti quei pattern atmosferici, ovvero configurazioni ideali, che favorivano l’arrivo di ondate di gelo in Italia, fenomeni ben più frequenti rispetto agli ultimi anni.
Negli ultimi tempi si discute sempre più del cambiamento climatico, che ha modificato le stagioni. Tuttavia, anche le fluttuazioni climatiche naturali possono giocare un ruolo significativo. In futuro, potrebbero verificarsi nuove ondate di gelo. Non bisogna sottovalutare il fatto che l’entità del gelo passato è stata talmente significativa che, nonostante l’aumento della temperatura globale, eventi di gelo considerevole potrebbero ancora accadere. È improbabile che si registrino temperature identiche a quelle citate in questo articolo, poiché si tratta di eventi appartenenti al passato, ma potrebbero verificarsi situazioni climatiche non troppo dissimili.
Il grande gelo descritto si generava solitamente da tempeste provenienti da est, conosciute come Burian, un vento gelido originato dalla Siberia, dalla Russia, o dall’Artico siberiano. Negli ultimi anni, queste correnti d’aria fredda non sono riuscite a raggiungere l’Italia a causa di una serie di coincidenze atmosferiche. Tuttavia, non è escluso che possano ripresentarsi in futuro, forse già durante questo inverno.
Ondate di gelo storiche: il Gennaio 1985 e i record di freddo in Italia
Il gennaio 1985 è rimasto nella memoria collettiva come uno degli eventi meteorologici più estremi che abbiano mai colpito l’Italia. Un periodo in cui il Nord Italia, il Centro Italia e, in misura minore, il Sud Italia e le Isole Maggiori furono investiti da un’ondata di gelo siberiano senza precedenti. Questa circostanza straordinaria portò temperature minime da record, come i -29°C registrati a San Pietro Capofiume, nella provincia di Bologna, e nevicate che paralizzarono città come Milano, Torino e Roma.
La dinamica dell’ondata di gelo del 1985
L’origine dell’eccezionale ondata di freddo risiedeva in una massiccia invasione di aria artica che, attraversando la Siberia, si trasformò in un nucleo gelido noto come Buran. Le masse d’aria gelida riuscirono a superare le Alpi, una barriera naturale che di norma protegge il Nord Italia dall’irruzione di freddo intenso. Questo accadde grazie alla concomitanza di basse pressioni formatesi tra le Baleari, la Sardegna e il Mar Tirreno, che crearono un canale ideale per l’afflusso di aria fredda.
Le nevicate furono altrettanto straordinarie: in molte aree della Valle Padana, il manto nevoso superò il metro di altezza. Milano, ad esempio, fu letteralmente bloccata da accumuli di oltre 60 cm, mentre nelle zone prealpine del Trentino-Alto Adige e del Veneto gli accumuli superarono i 150 cm. Anche il Centro Italia vide nevicate imponenti, con città come Firenze e Perugia coperte da uno strato di neve che creò enormi disagi.
Record di temperatura in Italia
Tra i dati più significativi del 1985 si ricordano:
- -29°C a San Pietro Capofiume (Bologna), una delle temperature più basse mai registrate in pianura in Italia.
- -23°C a Firenze, un valore che rappresenta un record storico per la città e la Toscana.
- -12°C a Torino e -11°C a Milano, dove il gelo persistette per giorni grazie al fenomeno dell’inversione termica.
Nelle zone montuose, il freddo fu ancora più estremo. Sul Monte Cimone, nell’Appennino Settentrionale, si toccarono i -20°C, mentre nella Piana del Fucino in Abruzzo la temperatura scese fino a -26,5°C.
Il gelo del Febbraio 2012: un paragone importante
Un altro episodio di gelo significativo, seppur meno intenso, fu quello del febbraio 2012. Durante questa ondata di freddo, Milano toccò i -12°C, con punte di -18°C a Malpensa. La neve raggiunse accumuli di 20-25 cm in città, causando disagi diffusi nel Nord Italia. La Romagna fu particolarmente colpita da nevicate eccezionali che portarono accumuli fino alla costa adriatica, mentre Bologna e la sua provincia vissero giorni di autentico blizzard.
Questi eventi, pur meno intensi del 1985, dimostrano come il meteo italiano possa riservare sorprese, anche in tempi di cambiamento climatico.
L’influenza dell’orografia sull’Inverno italiano
La complessa geografia italiana gioca un ruolo cruciale nel determinare gli effetti delle ondate di freddo. Le Alpi, con la loro imponenza, rappresentano una barriera che spesso devia le masse d’aria gelida verso i Balcani o l’Europa orientale. Tuttavia, quando il gelo riesce a superarle, come accadde nel 1985, le conseguenze possono essere straordinarie.
Anche i rilievi dei Balcani, in particolare le Alpi Dinariche, influenzano la direzione e l’intensità delle masse fredde. Questi ostacoli naturali spiegano perché il freddo colpisca con maggiore violenza regioni come la Grecia, dove le barriere geografiche sono meno marcate, consentendo al gelo di scorrere liberamente.
Il ruolo mitigante dell’Oceano Atlantico
Un altro fattore che spesso limita l’impatto delle ondate di gelo in Italia è la vicinanza dell’Oceano Atlantico. Le correnti umide e miti provenienti da ovest tendono a contrastare l’arrivo di aria fredda, rendendo più difficile la formazione di eventi prolungati di freddo intenso. Tuttavia, in occasioni in cui l’influenza atlantica è debole o bloccata, come accadde nel 1985, il rischio di gelo estremo aumenta significativamente.
Eventi estremi e cambiamento climatico
Nonostante il riscaldamento globale stia riducendo la frequenza delle ondate di gelo, la scienza meteorologica sottolinea che il meteo può comunque riservare episodi estremi. Questo è evidente guardando agli ultimi anni: nel 2018, ad esempio, un’ondata di freddo tardiva portò neve e gelo in molte regioni italiane, mentre il 2012 rappresenta ancora un punto di riferimento per il gelo recente. Anche a livello globale, fenomeni come la tempesta Filomena in Spagna o le nevicate record in Grecia testimoniano che il freddo estremo non è una reliquia del passato.
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