Il probabile nuovo vecchio presidente croato

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Domenica 29 dicembre in Croazia si eleggerà il presidente della Repubblica: secondo tutti i sondaggi e la gran parte degli osservatori, il grande favorito è l’attuale presidente uscente, il Socialdemocratico Zoran Milanović.

Milanović è da anni il politico più popolare della Croazia: si è ricandidato con il Partito Socialdemocratico (SDP), anche se con il tempo si è spostato a destra ed è diventato un politico molto controverso. Per certi versi si è avvicinato alle posizioni e allo stile comunicativo di altri leader populisti europei come il primo ministro slovacco, Robert Fico, o quello ungherese, Viktor Orbán.

In Croazia il presidente ha poteri piuttosto limitati, anche se comanda l’esercito ed è responsabile insieme al governo della politica estera del paese. Per questa ragione il graduale spostamento di Milanović su posizioni più nazionaliste e populiste non ha avuto grossi effetti sulle politiche seguite dalle autorità croate. È comunque un fatto significativo per un personaggio che, fino a pochi anni fa, era considerato il principale politico progressista in un paese tradizionalmente conservatore.

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Dal 2011 al 2016 Milanović fu primo ministro in un governo di centrosinistra, cosa abbastanza rara nella storia recente della Croazia. Storicamente, il partito più popolare del paese è infatti l’Unione Democratica Croata (HDZ) di centrodestra, che fu anche il partito del primo presidente croato, Franjo Tuđman. Dal 1991 a oggi, il centrosinistra ha governato soltanto dal 2000 al 2003 e poi, appunto, di nuovo dal 2011 al 2016. Negli anni dopo l’indipendenza, ha scritto l’analista Miloš Damnjanović, «se un cittadino croato si fosse svegliato nel mezzo della notte, senza sapere chi ci fosse al governo, ipotizzando che ci fosse l’HDZ avrebbe avuto l’80 per cento di possibilità di indovinare».

Nel 2020, Milanović venne eletto presidente contro la candidata dell’HDZ, la presidente uscente Kolinda Grabar-Kitarović. Durante la sua campagna, e per i primi tempi del proprio mandato, Milanović mantenne posizioni tutto sommato progressiste, per esempio dichiarandosi a favore dell’accoglienza dei molti migranti che percorrono la cosiddetta «rotta balcanica» per cercare di raggiungere dalla Turchia paesi dell’Unione Europea come la Germania, l’Austria o l’Italia.

Dopo poco Milanović iniziò però ad adottare una retorica più violenta, e posizioni più nazionaliste e populiste, principalmente allo scopo di aumentare il proprio sostegno politico. «Milanović ha riconosciuto l’esistenza di un crescente sentimento critico nei confronti dell’establishment, e ha iniziato a usarlo per ottenere il sostegno di una nuova base elettorale», ha scritto Sven Milekić, ex giornalista e ricercatore croato, per il giornale Balkan Insight nel 2021, commentando questo cambiamento.

Durante il mandato attuale Milanović, tra le altre cose, è stato molto critico delle restrizioni approvate dal governo durante la pandemia di Covid-19, ha affermato di essere contrario all’accoglienza dei migranti e ha sostenuto la polizia croata, che negli ultimi anni è stata spesso accusata di respingere violentemente i migranti. Ha conferito onorificenze a ex militari accusati di aver commesso crimini di guerra in Bosnia ed Erzegovina, durante il conflitto degli anni Novanta, e criticato i movimenti femministi attivi in Croazia.

Zoran Milanović (a sinistra) durante un’esercitazione militare a inizio ottobre (© Tomislav Bušljeta/Ufficio del presidente della Repubblica croata)

Milanović è da anni molto critico nei confronti del sostegno militare all’Ucraina. Recentemente ha rifiutato di sostenere l’invio di militari croati che, nei piani del governo (controllato dall’HDZ), avrebbero dovuto partecipare a un’operazione di addestramento per le truppe ucraine in Germania, sostenendo che questo avrebbe potuto portare la Croazia a una guerra contro la Russia. Una posizione che ha ribadito anche durante la campagna elettorale, sostenendo che «finché sarò presidente, i soldati croati non combatteranno le guerre degli altri».

Milanović si è anche opposto all’ingresso della Finlandia e della Svezia nella NATO, sostenendo che prima la comunità internazionale dovesse impegnarsi a cambiare la legge elettorale in Bosnia ed Erzegovina per favorire i croati che vivono nel paese: sono tutte posizioni piuttosto insolite per la Croazia, un paese in cui l’opinione pubblica storicamente è sempre stata a favore della NATO e filo-occidentale.

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Sono posizioni insolite anche per la tradizione politica croata. In Croazia i presidenti tendono a essere figure imparziali, tanto che la Costituzione croata obbliga il presidente in carica a rinunciare all’appartenenza a un partito politico (Milanović formalmente non è più un membro dell’SDP dal 2020). Milanović però ha interpretato il proprio ruolo in modo completamente diverso, criticando il governo guidato dall’HDZ e spesso insultando i propri avversari politici e i suoi critici: proprio per questo i giornali lo hanno definito «un cowboy», o anche «il Trump croato».

Alle ultime elezioni parlamentari, che si sono svolte in primavera, Milanović ha causato una crisi istituzionale quando ha annunciato che si sarebbe candidato per il ruolo di primo ministro senza dimettersi dal ruolo di presidente della Repubblica, nonostante il divieto della Corte costituzionale. Milanović disse che qualora il partito Socialdemocratico fosse riuscito a formare una maggioranza in parlamento, si sarebbe dimesso per diventare primo ministro: si trattò di una forzatura costituzionale, anche se poi non ebbe conseguenze concrete (dal momento che le elezioni furono vinte, di nuovo, dall’HDZ).

Il ruolo per lo più cerimoniale del presidente della Repubblica, e i suoi poteri limitati, hanno fatto sì che la metamorfosi di Milanović non abbia avuto grossi effetti sul paese: il cambiamento delle sue posizioni non ha nemmeno dato grande fastidio al Partito Socialdemocratico croato, che attraversa un periodo di crisi, e per il quale Milanović resta il candidato più riconoscibile e popolare.

Adottare posizioni populiste e aggressive ha invece aiutato Milanović ad allargare il proprio sostegno anche agli elettori di partiti che normalmente sarebbero molto distanti dall’SDP. Secondo alcuni sondaggi, Milanović gode di un sostegno importante anche tra gli elettori dei partiti di destra e anche di estrema destra, come il Movimento Patriottico, partito molto nazionalista e conservatore che attualmente è al governo insieme all’HDZ. Anche per questo motivo a meno di grosse sorprese è probabile che Milanović possa vincere di nuovo. Per riuscirci al primo turno dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta dei voti, e questo sembra piuttosto improbabile. L’ipotesi più probabile è che si andrà al ballottaggio tra i due candidati più popolari: in quel caso, si voterà il 12 gennaio.



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