Caravaggio: Per fotografare i monumenti a fini commerciali adesso si paga

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Sfruttare la bellezza dei monumenti di Caravaggio a fini commerciali, per mezzo di fotografie e riprese video, non sarà più gratuito: d’ora in poi si paga.

Foto ai monumenti (a fini commerciali) a pagamento

Lo ha stabilito il Consiglio comunale mercoledì 18 dicembre, votando all’unanimità il nuovo Regolamento per la riproduzione e l’utilizzo di immagini del patrimonio culturale del Comune di Caravaggio. A illustrare il testo di quella che è una piccola rivoluzione, almeno per Caravaggio, è stato l’assessore alla Cultura e al Commercio Juri Cattelani.

“È una forma di tutela del diritto d’immagine relativo ai beni storico-artistici comunali – ha esordito – che riguarda l’utilizzo che terzi potrebbero fare legato ad attività commerciali e servizi. Sono escluse alcune categorie come la stampa, che ha il diritto di cronaca. Lo spirito di questo regolamento è quello di garantire un uso sano e corretto delle fotografie e dei video dei monumenti locali”.

Per chiarire meglio il concetto, l’assessore ha fatto un esempio pratico.

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“Quello di una persona che passeggia e fotografa il Municipio perché apprezza le luminarie e pubblica le immagini sui social non è un caso disciplinato dal regolamento – ha precisato – lo è invece quello di una ditta che sceglie di mettere la foto del Palazzo comunale all’interno del logo aziendale. Per farlo dovrà intraprendere un iter autorizzativo perché si valuti la congruità con le finalità istituzionali, poi verserà il dovuto”.

Per intenderci, se si tratta di un’impresa che produce armi la richiesta sarà bocciata.

La lista dei siti la cui immagine ora è tutelata

Aperta la discussione, a intervenire è stato il consigliere del Ppn Rocco Lombardo.

“Il regolamento è previsto da una norma di interesse nazionale? – ha chiesto – Sono stati indicati i siti che vi saranno assoggettati?”.

“Sì, c’è una normativa nazionale che in questo modo viene integrata – ha replicato Cattelani – ci siamo confrontati con esperti del settore. Per quanto concerne i siti sono stati indicati specificamente Palazzo Gallavresi, il complesso di San Bernardino, la chiesa di San Giovanni e l’arco di Porta Nuova. Abbiamo lasciato a margine i beni di carattere naturalistico perché disciplinati da una normativa particolare, che li tutela in maniera più forte”.

A chiarire ancor meglio la ragione di questa scelta è stato il primo cittadino Claudio Bolandrini.

“Abbiamo sentito la necessità di stendere questo regolamento perché ci siamo accorti che la linea di demarcazione tra cultura e marketing culturale è molto sottile – ha fatto notare – nel recente passato abbiamo ricevuto la richiesta di promuovere con il patrocinio non oneroso l’attività di un ente culturale di ordine superiore rispetto al Comune: lo abbiamo concesso perché ci sembrava meritevole e perché poteva portare un vantaggio alla città in termini di notorietà e diffusione. Tuttavia la presentazione prevedeva un mini sponsor del settore automobilistico e l’ente in questione ha incassato un significativo contributo per la promozione, che è stata fatta in un contesto che noi avevamo concesso gratuitamente perché sprovvisti di qualsiasi regolamento su San Bernardino. Ci è parso che cosi non si fa il bene della comunità, in tempo di vacche magre è bene portare a casa qualcosa anche in queste situazioni. A maggior ragione visto che abbiamo anche il brand del nostro illustre pittore che si sovrappone al nome della città e deve essere in qualche modo tutelato”.

Lombardo da parte sua ha dato un suggerimento.

“L’idea è buona, può portare degli introiti ed è da sfruttare – ha asserito – forse però è bene infoltire l’elenco, chissà mai che qualcuno fotografi una Ferrari sullo sfondo dell’edificio scolastico di piazza Locatelli”.

Una proposta ben accolta, fermo restando che due pezzi forti del patrimonio cittadino come il Santuario e la chiesetta di Santa Liberata non sono di proprietà comunale. Messo ai voti, il testo è passato all’unanimità.

Tariffe

Le tariffe saranno stabilite dalla Giunta, differenziate a seconda del valore di quello che si andrà a promuovere, in base ai prezzi di mercato degli altri Comuni che sono dotati di questo tipo di regolamento.



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