Probabilmente nessun altro sport al mondo viene sviscerato a livello numerico come la pallacanestro: in principio si teneva conto di punti, rimbalzi e assist, poi si sono aggiunte man mano una serie di statistiche sempre più dettagliate e complesse. Se hai fatto qualcosa di buono – o cattivo – in campo prima o poi viene fuori da qualche parte, giusto?
Questo fatto è dato talmente tanto per assodato che esiste addirittura un nome affibiato alle partite in cui non si combina letteralmente nulla: “Il Trilione”. Denominazione che ha origine nella NBA di qualche decennio fa, e deriva dal fatto che sul tabellino di chi si rende protagonista di queste performance si trova il numero dei minuti giocati seguito da una lunga serie di zeri.
Protagonista di una partita che in undici minuti non lo ha visto smuovere nessuna voce statistica è stato proprio Lodovico Deangeli, eppure da bordocampo l’impressione era stata quella di una prestazione di grande impatto. Abbiamo quindi ripercorso insieme al capitano della Pallacanestro Trieste alcuni momenti decisivi della partita contro Bologna, per scoprire come si può sfornare un “Trilione” ma risultare assolutamente decisivi.
“Dare sempre tutto è l’unico modo per farsi trovare pronti, ma non si tratta solo di me. Ho la fortuna di giocare in una squadra di grande talento, per cui se voglio aiutare la squadra la quotidianità deve essere del livello più alto possibile, no? Così quando è arrivata la mia opportunità io sono sceso in campo con la mentalità di uno che gioca sempre, perché se vai in campo pensando ‘gioco e devo fare questo o quello’ finisce che non fai niente…”
E allora andiamo a scoprire insieme a Lodo, un’azione alla volta, come si può essere fondamentali per una vittoria senza che ne rimanga traccia sul tabellino.
La prima volta che mette piede in campo è sul 18-16, poco dopo l’inizio del secondo quarto, e subito viene coinvolto in difesa: prima tiene dal palleggio Tucker, poi è costretto a cambiare su Diouf in post basso e infine devia il suo tentativo di passaggio per Akele, che rimbalza sul virtussino e finisce fuori.
“Poi ho esultato in stile Tardelli! Quella è una cosa che ho fatto apposta, eravamo tutti un po’ giù e anche se potevo fare una figuraccia in casa della Virtus volevo battermi il petto e fare un bell’urlo per dare la carica.”
La giocata più memorabile della partita, ad esclusione delle tre bombe di Ross, è stata sicuramente la schiacciata di Brooks nel terzo quarto, a rintuzzare il tentativo di allungo bianconero, ed anche lì, guardandoci bene, si vede la presenza fondamentale di Lodovico. Che già nell’azione precedente era stato ad un passo dall’aggiungere numeri a referto, con un bell’extra pass per una tripla di Brooks sputata dal ferro e, pochi secondi dopo, con un tocco decisivo per indirizzare il rimbalzo offensivo nelle mani di Uthoff. Ma torniamo alla schiacciata: poco prima che Brooks attenti alla solidità struttrale del tabellone, è il taglio con i tempi giusti del capitano a liberare la corsia per il decollo verso il ferro.
“Il nostro sistema di gioco è un po’ particolare; dopo aver fatto un po’ fatica ad abituarci l’anno scorso, adesso tutto il movimento senza palla viene naturale. Io e gli altri sappiamo benissimo quello che il Coach vuole che facciamo, viene tutto automatico… Ogni tanto ci scherziamo anche, mi dice sempre ‘guarda che se un giorno non sarai più nella mia squadra, queste cose anticonvenzionali non le devi più fare!’”
Ultima tappa di questo viaggio nella partita è un’altra azione difensiva: dopo un cambio Deangeli si trova a dover recuperare a centro area su Polonara e viene aiutato da Ruzzier, che finisce però fuori posizione ed è battuto in palleggio da Hackett, che nel frattempo aveva ricevuto lo scarico. Il capitano biancorosso è però il più veloce di tutti a reagire e riesce in una giocata difensiva difficilissima: scivola davanti al ferro e salta in verticale, murando letteralmente l’avversario che sbaglia l’appoggio al vetro. Sul 58-63 quasi a metà del quarto, è un momento di svolta per la partita.
“Questa l’ho rivista anche con lui l’altro giorno ed è una figata, perché io e Michi ci capiamo al di fuori delle regole! Fin qui siamo a posto… poi qui lui mi vede in ritardo e arriva anche se non sarebbe compito suo, ma non riesce a rubare palla e si trova a sua volta in ritardo; io che lo conosco, capisco che verrà battuto e mi butto di qua anche se di regola dovrebbe arrivare l’aiuto dal lato debole, che però era troppo lontano.”
Di azioni come questa ce ne sono state tante, in cui per un verso o per l’altro il destino ha voluto che non ci fosse mai la firma in calce di Lodovico Deangeli; tra un “guarda che qui l’ho deviata!” e un “qui ero libero, potevo fare anche un canestrino!” siamo arrivati alla fine della partita ed alla conclusione che forse, in fondo, è meglio così, con tutti quegli zeri che ci hanno costretto ad apprezzare fino in fondo un piccolo grande capolavoro cestistico.
“Perché è una cosa rara, no? Mi era già capitato di scendere in campo e fare bene contro grandi squadre, ma essere una parte importante di una vittoria in casa della Virtus è indimenticabile.”
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