LE FAMIGLIE, I REDDITI MEDI E MEDIO BASSI GLI UNICI CHE ESCONO VINCENTI DALLA LEGGE DI BILANCIO. DISILLUSO IL CETO MEDIO. – NSM


 23 dicembre 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

La conferma del taglio del cuneo fiscale è la principale misura della legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, in continuità con le politiche di sostegno al reddito del Governo Meloni. L’esecutivo ha reso strutturale quella che sinora era una decontribuzione, trasformandola in una defiscalizzazione a partire dal 2025, con un investimento di circa 14 miliardi sui circa 30 complessivamente impegnati dalla manovra.

Confermata in maniera strutturale anche la riduzione da quattro a tre aliquote Irpef (23% per i redditi fino a 28mila euro, il 35% per quelli tra 28 e 50 mila e il 43% oltre i 50 mila) e previsto un aumento della no tax aera (la fascia di reddito esente da imposte) da 8.174 a 8.500 euro, per un costo di oltre 4 miliardi.

Queste due colonne portanti della manovra economica, dal costo complessivo di circa 18 miliardi, sono a vantaggio di circa l’85% dei lavoratori dipendenti con redditi medi e medio bassi. Inoltre, sono previste misure economiche a sostegno della famiglia e incentivi per la natalità.

Famiglie e Incentivi alla Natalità

La legge di bilancio destina risorse crescenti al finanziamento di politiche dirette e indirette di sostegno alla natalità e di supporto alla prima infanzia. In particolare, viene nuovamente previsto un bonus nascite, viene esteso il supporto per il pagamento delle rette relative agli asili nido (bonus asili nido) e viene rafforzato il congedo parentale. Da gennaio prossimo è previsto un contributo una tantum di 1.000 euro per ogni neonato o adottato ai nuclei familiari con un Isee non superiore a 40.000 euro annui. Vengono ampliate e rese permanenti dal 2025 le misure precedentemente adottate, prevedendo l’aumento all’80% della retribuzione anche nel secondo mese (era prevista al 60% dal prossimo anno e aggiungendo un ulteriore mese (il terzo) sempre all’80%

Cuneo

Il taglio del cuneo fiscale attualmente vigente è in realtà uno sconto sui contributi dovuti dai dipendenti finalizzato ad aumentare la busta paga, pari al 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per quelli oltre 25 mila e fino a 35 mila.

Dal 2025 cambia tutto e quella che era una diminuzione contributiva fino ai redditi di 35 mila euro si trasforma in un bonus esentasse per quelli fino a 20 mila e una detrazione fiscale per quelli oltre tale soglia e fino a 40 mila che verranno determinati in base a scaglioni di reddito, come da specchio a seguire:

La platea dei beneficiari si allarga, ma se per i contribuenti con redditi annui fino a 15/16 mila euro non cambia sostanzialmente nulla, per quelli da 17 mila a 35 mila, invece, il beneficio sarà inferiore rispetto al 2024, come descritto in un articolo pubblicato il 6 novembre c.a. Pertanto, lo stipendio del prossimo anno diminuirà di circa 5 euro a partire da chi ha uno stipendio di circa 1.200 nette mensili, fino a circa 50 euro per chi ha una retribuzione poco inferiore a circa 2.000 euro nette mensili.

Irpef
È stata confermata e resa strutturale la riduzione da 4 a 3 aliquote, come da specchio a seguire.

Nella tabella a seguire gli aumenti derivanti dalla combinazione del taglio del cuneo e della riduzione del numero delle aliquote Irpef

Ceto Medio

illudere è peggio che non fare nulla” È esattamente quello che ha fatto il Governo Meloni nei confronti del c.d. ceto medio.

Anche questa volta è stata trascurata la classe media a cui, negli ultimi mesi, esponenti delle forze politiche di maggioranza avevano, più volte, annunciato l’impegno dell’esecutivo per ridurre la seconda aliquota Irpef e innalzare il limite del secondo scaglione.

È vero che il Governo ha sempre precisato e ribadito che la fattibilità era vincolata alle risorse derivanti dal concordato preventivo biennale, ma nello stesso tempo ha ecceduto nel rappresentare tale volontà, generando false aspettative.

Le ultime notizie riportate dai quotidiani precisano che, probabilmente, si tratta solo di un rinvio all’anno prossimo, in attesa delle risorse recuperate dalla riapertura dei termini del concordato preventivo biennale e, in particolare, del consolidamento dei conti pubblici.

Pertanto, non è facile prevedere come andrà a finire, tuttavia resta il fatto che ad oggi questo governo ha tartassato i lavoratori e pensionati del ceto medio, privilegiando gli autonomi, per cui ha una sorta di debito con i contribuenti con retribuzioni e pensioni medio alte.

In particolare, i lavoratori e pensionati con reddito sopra 50 mila sono stati i più penalizzati, in quanto nella scorsa manovra era stata inserita una clausola che sterilizzava l’effetto del taglio dell’Irpef pari a 260 euro annue, tagliando di pari importo le detrazioni spettanti in dichiarazione dei redditi. Lo specchio a seguire mostra il totale dei benefici nel 2024 di questa categoria.



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