Senso di esclusione e impoverimento, la società è sempre più polarizzata

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Per il 61 per cento degli italiani è in aumento la povertà nel nostro paese e, sempre per il 61 per cento, dato che arriva al 66 nei ceti popolari, la principale frattura sociale presente in Italia è quella tra ricchi e poveri

Le dinamiche della società contemporanea sono segnate da diversi processi che vanno osservati con sguardo lucido, senza propagandismi di vario genere. In termini complessivi stiamo assistendo a tre diversi fenomeni. Il primo è quello di una ulteriore polarizzazione sociale; il secondo è quello che Merton chiama “effetto San Matteo” e il terzo sono le dinamiche di una perniciosa disaffiliazione.

Partiamo da alcuni numeri. Per il 61 per cento degli italiani è in aumento la povertà nel nostro paese e, sempre per il 61 per cento (66 nei ceti popolari), la principale frattura sociale presente in Italia è quella tra ricchi e poveri.

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Nel corso degli ultimi venti anni, inoltre, abbiamo assistito a un processo di de-cetomedizzazione: la quota di persone che si colloca nel ceto medio è passata dal 70 per cento degli inizi Duemila, al 35 di oggi. Non solo, le persone che registrano un miglioramento della propria condizione sociale ed economica sono il 10 per cento nel ceto medio e l’1 nei ceti popolari; mentre la quota che avverte un ulteriore calo del proprio status sociale ed economico è dell’11 per cento nel ceto medio e del 51 nei ceti popolari.

Nel ceto medio il 23 per cento è pessimista sul proprio futuro, mentre nei ceti popolari è il 41. Il 78 per cento del ceto medio afferma di sentirsi felice, contro il 77 di infelici nei ceti popolari. Ulteriori dati completano il quadro. Il 40 per cento dei giovani si sente escluso dalla società.

Esclusi dalla società

Nella popolazione complessiva gli esclusi sono il 37 per cento (60 nei ceti popolari contro il 24 nel ceto medio). Il 41 per cento degli italiani (64 nei ceti popolari) avverte di vivere in una realtà periferica o in decadenza. Infine, il 44 per cento degli italiani (65 nei ceti popolari) pensa di aver dato alla società più di quanto ha ricevuto.

I dati mostrano all’opera i diversi fenomeni. Troviamo le macine della polarizzazione sociale, la tendenza, come sostiene Peter Berger (sociologo e teologo austriaco), «a dividersi in gruppi estremi, con una diminuzione della classe media e un aumento della distanza tra ricchi e poveri».

Registriamo l’azione dei tritacarne dell’“effetto San Matteo” che deve il suo nome a un verso del Vangelo di Matteo: «A chi ha, sarà dato; a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha». L’“effetto San Matteo” illustra la dinamica a direzioni inverse dell’iniquità, con l’accumulazione del vantaggio per una parte minoritaria e già benestante della società e con l’affastellarsi degli svantaggi e dello scivolo sociale ed economico per le fasce di popolazione che partono già dal basso.

Minare la coesione sociale

Questi due fenomeni portano con sé anche ulteriori processi, come ad esempio, quello che il sociologo statunitense Wilson chiama «segregazione residenziale»: la concentrazione spaziale di gruppi sociali omogenei che porta all’isolamento sociale e alla riproduzione delle disuguaglianze.

Altro esempio è la crescita della “frammentazione sociale”, la divisione della società in gruppi sempre più piccoli e isolati, spesso lungo linee di classe, etnia o cultura. Senza dimenticare quello che Amartya Sen denomina «disuguaglianza multidimensionale». Le dinamiche dell’ineguaglianza, per Sen, non si limitano al reddito, ma comprendono tutte le dimensioni del benessere umano: felicità, salute, istruzione e libertà personale.

Oltre al blocco dell’ascensore sociale questi fenomeni ⁠accentuano anche le forme di immobilità sociale generazionale (per dirla con l’economista indiano-americano Raj Chetty): la difficoltà crescente per i giovani di muoversi verso l’alto nella scala sociale, rispetto alle generazioni precedenti.

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Infine, l’ampia quota di persone e, soprattutto, di giovani che si sente esclusa dalla società, mostra che è in atto anche un processo di “disaffiliazione”, di rottura dei legami sociali, per usare un termine caro al sociologo francese Robert Castel. Un fenomeno caratterizzato da incertezza esistenziale, perdita di stabilità del lavoro e relazioni sociali fragili.

Il concetto di disaffiliazione mette l’accento sull’interconnessione tra sfera lavorativa e relazionale, evidenziando la necessità, per le società contemporanee, di ripensare le strutture di integrazione e protezione sociale. Polarizzazione sociale, “effetto san Matteo” e disaffiliazione mostrano l’agire di fenomeni che minano la coesione sociale, creando una fascia di popolazione a rischio di marginalizzazione permanente. Fenomeni che attendono risposte serie, strategiche e di lungo periodo, non propagandismi né oboli stile bonus.

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