Rating: per S&P non ci sono problemi in Italia e in Europa

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Il 2025 sarà un momento di svolta per il progetto europeo e secondo gli analisti di S&P Global Ratings l’incertezza sulle  previsioni è elevata poiché i nuovi leader di Stati Uniti, Unione Europea e Germania decideranno su dazi, difesa e politiche fiscali proprio all’inizio del prossimo anno.

Il 2025 sarà un momento di svolta per il progetto europeo

Andando nel dettaglio del suo Outlook, gli esperti sottolineano che l’anno prossimo l’eurozona e il Regno Unito registreranno una modesta ripresa, in quanto la spesa delle famiglie si rafforzerà grazie al calo dei tassi di interesse e alla normalizzazione dell’inflazione. Tuttavia,  l’indebolimento dell’euro e i relativi vantaggi tariffari dell’Europa rispetto alla Cina potrebbero compensare un aumento universale dei dazi statunitensi del 10%, che potrebbe ridurre il PIL dell’eurozona dello 0,2%.

Gli aumenti programmati della spesa pubblica e la ripresa dei consumi privati, che riflettono l’allentamento monetario dovrebbero rilanciare la crescita del PIL nel Regno Unito, dopo un 2024 deludente, anche se soffre delle stesse vulnerabilità che altre economie europee aperte ai potenziali dazi statunitensi e agli shock geopolitici.

La politica monetaria dell’Eurozona sta diventando più dovish, mentre la politica fiscale torna ad essere restrittiva dicono da S&P.

Nel dettaglio, l’attuale allentamento monetario della Banca Centrale Europea  dovrebbe contribuire a sostenere la performance economica dell’Eurozona, nonostante un lieve freno fiscale dovuto alla riattivazione delle regole fiscali dell’UE.  Grazie all’inasprimento quantitativo, la BCE non assorbirà circa 660 miliardi di euro di emissioni governative previste per il 2025.

Rating: chi sono i paesi Ue con outlook stabile

I rating della maggior parte dei 32 paesi sovrani sviluppati in Europa, tra cui tutti e quattro i membri del G7, hanno prospettive stabili, mentre i rating con prospettive positive riguardano soprattutto le piccole e agili economie europee, ha dichiarato S&P Global Ratings in un rapporto intitolato “European Developed Markets Sovereign Outlook 2025: At A Crossroads”.

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Gli esperti hanno rilevato che nessuno dei rating sui paesi sovrani sviluppati in Europa ha un outlook negativo, dopo una serie di declassamenti all’inizio dell’anno.

“Tra i Paesi a cui abbiamo assegnato un rating con prospettive positive ci sono Andorra, Austria, Croazia, Grecia, Irlanda, Portogallo e Slovenia”, ha osservato Riccardo Bellesia, analista di S&P Global Ratings. “La maggior parte di questi Paesi sta registrando veri e propri avanzi di bilancio e sta riducendo il debito”.

Nonostante l’orientamento positivo sulle prospettive degli Stati più piccoli, gli esperti però ritengono che i rischi e i vantaggi complessivi siano bilanciati – soprattutto su base ponderata del PIL – in Europa, che deve affrontare sfide secolari e cicliche che pesano sulle sue prospettive di crescita.

Il rating di S&P per l’Italia

Al momento l’ultimo giudizio sul rating dell’Italia da parte di S&P risale al 18 ottobre scorso, quando l’agenzia statunitense ha confermato  il rating di lungo e breve termine dell’Italia a BBB/A-2 con outlook stabile.

L’agenzia aveva spiegato anche che la crescita del prodotto interno lordo reale sarà migliore rispetto al decennio 2010-2020, con una media intorno all’1% nel periodo 2024-2027 e stimando un deficit pubblico generale  al di sotto del 3% del Pil entro il 2027 e che il suo saldo primario tornerà in surplus entro il 2025.

Inoltre l’Italia si trova ancora ad affrontare sfide economiche strutturali sostanziali che probabilmente riemergeranno quando lo stimolo derivante dall’incentivo fiscale del Superbonus per le ristrutturazioni residenziali e i fondi Next Generation EU (NGEU) si esauriranno. Infine gli esperti osservano comunque un miglioramento della traiettoria fiscale: l’Italia, secondo le attese, dovrebbe raggiungere un saldo primario l’anno prossimo mentre il deficit è previsto scendere sotto il 3%, al 2,9%, nel 2027. S&P cita anche alcune sfide strutturali dell’Italia, e fra queste l’invecchiamento della popolazione.



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