Non solo da Elon Musk: anche in finanza Giorgia Meloni non prende ordini

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Giorgia Meloni ha detto in Parlamento che non prende ordini da nessuno. Si riferiva ad Elon Musk, nella risposta al senatore a vita Mario Monti, ma intendeva proprio tutti, che si chiamassero John Elkann, Donald Trump o Francesco Gaetano Caltagirone. Insomma, tutti personaggi potenti e di un certo spessore, ma soprattutto temibili. E chi conosce il presidente del Consiglio da un po’ di tempo, come colui che scrive, può confermarlo.

La premier sarà pure un underdog ma non è certo condizionabile. Forse è il punto più forte del suo spessore politico: i miliardari non le incutono timore.

Quella zona grigia tra economia e politica

Diventa quindi interessante capire cosa stia succedendo nel mondo della finanza, dopo che MF-Milano Finanza ha avuto la possibilità di raccontare ai propri lettori in esclusiva cosa stanno facendo il Mef e la Consob per rendere più attraente il mercato dei capitali italiani. Quello che sta accadendo sta dando in effetti molti spunti di riflessione perché si muove in quella delicata – e pericolosa – zona grigia che esiste dal dopoguerra tra economia e politica.

Come noto, spesso la storia smonta le prese di posizione o almeno ci pensa la sua figlia minore, la cronaca. La notizia delle dimissioni di cinque consiglieri nel consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi di Siena e la loro prossima sostituzione con elementi indipendenti che inevitabilmente dovranno ricevere il gradimento del Mef, principale azionista, e di Francesco Milleri e Francesco Gaetano Caltagirone, nuovi importanti partner del Monte, induce a tre riflessioni.

I cambiamenti al Tuf scritto da Mario Draghi

La prima è che la Commissione preposta alla riforma del Tuf, Testo unico della finanza (scritto da Mario Draghi quando era al Tesoro e chiuso nel 1998 ben prima dell’euro) sta considerando per fortuna delle contromisure per avvicinare con la Legge Capitali il risparmio alla borsa, da cui scappano tutti: per l’esattezza cento delisting in quattro anni, che non compensano minimamente le nuove quotazioni nel valore della capitalizzazione.

E la notizia che siamo di fronte ad un cambio di rotta l’ha data in esclusiva proprio MF giovedì 19 dicembre, ospitando un intervento del regista della Commissione, il sottosegretario all’Economia Federico Freni, il quale ha annunciato norme per il risparmio, la borsa e in favore dei Pir, tutte da inserire nelle prossime tavole della legge della finanza. La Commissione di tecnici guidata da Freni non si occuperà solamente della governance di una società e di chi comanda in essa, come avevamo paventato, ma anche e soprattutto di avvicinare 5.000 miliardi di euro di risparmi verso Piazza Affari. Evviva, speriamo bene.

Retromarcia sui veti alla lista del cda 

La seconda considerazione è che la tanto avversata, da Caltagirone, lista del cda ai tempi della battaglia con Mediobanca per il controllo di Generali, ora torna improvvisamente utile, perché sulla banca senese i nuovi azionisti avranno da dire e non vorranno minoranze di blocco, come però è stato sancito dalla Legge Capitali da poco in vigore, la quale permette (o permetteva?) a chi non controlla un’azienda di interferire con veti sul management. Quello che si vorrebbe alla prossima assemblea in primavera delle Generali.

La consultazione della Consob sul voto alla lista 

Infine, terza considerazione, la battaglia per il controllo della compagnia assicurativa deve registrare la discesa in campo della Consob, l’organo di controllo della borsa, che in un documento di consultazione del mercato ha messo nero su bianco come la lista del cda, ovvero di chi ha la maggioranza di controllo di una società, come ad esempio Mediobanca su Generali, non può subire i veti della minoranza, cosa che Caltagirone e Francesco Milleri sempre nel Leone di Trieste vorrebbero invece esercitare.

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La posizione di Bankitalia, il silenzio di Fabio Panetta

Lo Stato ha dunque battuto due colpi, con il Mef e la Consob, che diventano tre con la dichiarazione di Meloni sulla sua impermeabilità alle pressioni esterne. Si aspetta il quarto battito, una volta determinante ma che ancora manca, del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta.

Egli è stranamente silente in presenza di un’opa di Unicredit su Bpm, di una scalata della stessa su Commerzbank, di un’altra opa di Bpm su Anima e della costruzione in laboratorio di un nuovo soggetto creditizio attorno al Monte dei Paschi di Siena di Luigi Lovaglio e di Nico Maione. Troppa carne al fuoco? Decide oramai tutto la Bce guidata dalla pallida Christine Lagarde? Forse.

Di certo in finanza vale sempre il vecchio detto di Enrico Cuccia: chi ha i soldi, vince. Dunque, vediamoli questi soldi prima di parlare, starà pensando il numero uno della nostra banca centrale. E vediamo chi riuscirà a governare.
Negli affari, e anche questo sapeva il siciliano trapiantato a Milano a due passi dalla Scala, funziona come in politica: non si è sempre al governo come non si è sempre all’opposizione, perciò forzare sui meccanismi di voto e di rappresentanza non è una dimostrazione di lungimiranza. L’organismo di vigilanza della borsa, guidata dal saggio e preparatissimo Paolo Savona, lo ha ribadito con visione e coraggio.

L’Italia ha bisogno di un mercato dei capitali non prossimo ai soliti noti ma vicino alle esigenze del Paese e del suo bene più caro, il risparmio, che rappresenta il nostro petrolio di carta. Va detto e scritto ogni giorno finché ciò non avverrà. Di questo, come ho avuto modo di ricordare, ne sono ben consapevoli sia il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che la premier Giorgia Meloni, la quale ha sì benedetto la privatizzazione di Mps a fermo senza offerte pubbliche, dove voleva entrare anche quel super miliardario di Gianluigi Aponte, ma non intende fare da assistente a nessuno nella costruzione del terzo polo bancario o di qualsiasi altra lotta di potere finanziario.

L’intervento di Freni, galantuomo e grande esperto di mercato, ha chiuso il cerchio sotto l’abile regia di Giorgetti. Si deve uscire dai salotti e dalla Ztl, andare in piazza pensando ai risparmiatori e far rispettare la legge del mercato con la forza dello Stato. Se accadesse sarebbe bellissimo e una bella notizia per l’Italia e i mercati. (riproduzione riservata)



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