Iren apre in Toscana una nuova era per l’economia circolare

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Nel Polo impiantistico di Casa Rota a Terranuova Bracciolini, nel cuore del distretto orafo aretino, Valdarno Ambiente – società del gruppo Iren – ha presentato oggi un unicum a livello europeo: il primo impianto per ricavare materie prime critiche e metalli preziosi attraverso un processo di riciclo a basso impatto ambientale, a partire da schede elettroniche provenienti da rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee).

È il sogno di ogni alchimista, trasformato in realtà grazie a una tecnologia di frontiera. In ingresso all’impianto entrano 313 t/a di rifiuti, mentre in uscita vengono sfornati settimanalmente lingotti d’oro (1 kg) e d’argento (2 kg) oltre a quasi 0,5 kg di palladio e molto rame, pari a 57 t l’anno. Il tutto grazie a un processo idrometallurgico a ridotto impatto ambientale, senza l’impiego di forni ma passando da una prima fase di separazione termo-meccanica a soli 220°C, seguita dalla triturazione dei componenti presenti nelle schede elettroniche e infine da lisciviazione attraverso reazioni chimiche in grado di separare tutte le materie prime di valore.

L’impianto ha già ottenuto l’autorizzazione per i requisiti End of waste, lavora con un’impronta carbonica almeno tre volte inferiore rispetto ai processi estrattivi tradizionali – che si parli di miniere d’oro o di riciclo pirometallurgico delle schede elettroniche – ed è pensato per favorire sinergie con l’importante distretto orafo aretino, che potrà utilizzare le materie recuperate senza alcuna ulteriore lavorazione.

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«La scelta di puntare su quest’area per un impianto di trattamento dei metalli preziosi permette di valorizzare le specificità del Valdarno e del suo tessuto economico e conferma come la Toscana sia per Iren un territorio strategico dove investire – spiega il presidente del gruppo Iren, Luca Dal Fabbro, prima del taglio del nastro – Il futuro dell’Italia non sta nell’industria pesante ma nell’economia circolare. Questo è il primo impianto di Iren dedicato ai materiali critici, ma ne stiamo concependo altri perché ci candidiamo a essere capofila nazionale in questo settore».

Le cosiddette materie prime critiche sono quei materiali (34 critici e 17 strategici, per l’esattezza) che l’Ue ha messo al centro del Critical raw materials act, recentemente acquisito nella normativa italiana da uno specifico decreto legge. Dallo sviluppo delle materie prime critiche dipende il 32% del Pil italiano, la competitività industriale (non solo nei settori della green economy) e la sicurezza strategica nazionale. Circa un terzo di questi materiali critici possono arrivare dal riciclo e l’hub RigeneRare messo in piedi da Iren – in seno al quale s’inserisce l’impianto appena inaugurato – è il passo più concreto fatto finora dall’Italia per raggiungere quest’obiettivo. La strada è ancora lunga, ma l’inizio è proprio qui in Toscana.

«Si tratta di un momento molto significativo per la nostra Regione – evidenzia non a caso il presidente, Eugenio Giani – È uno dei passaggi che stanno permettendo di realizzare cosa prevediamo nel Piano regionale dell’economia circolare, che passo dopo passo sta già dando risposte importanti ai territori». L’approvazione definitiva del Piano è infatti attesa per gennaio, ma tra gli impianti previsti una dozzina è già pronta. «Quando abbiamo dato il via al nostro Piano – argomenta Monni, che l’ha promosso e seguito fin dal 2021 – abbiamo scommesso sulla capacità degli operatori di creare sinergie col territorio, e mettere a terra investimenti per trasformare il nostro sistema produttivo da lineare a circolare, creando quegli impianti necessari a recuperare materiali per i nostri cicli produttivi. I Raee sono le nostre miniere urbane e Iren ha colto appieno la sfida innovativa del piano, instaurando un rapporto di fiducia con sindaci e comunità». Anche investendo sulla sostenibilità sociale perché, come evidenzia il sindaco di Terranuova Bracciolini – Sergio Chienni –, grazie «all’investimento di Iren e degli altri partner sono stati salvaguardati i posti di lavoro» legati alle precedenti attività di gestione rifiuti che caratterizzavano Casa Rota: l’impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) che concluderà l’attività nel 2028 e l’ex discarica per rifiuti non pericolosi (che continua a essere utile anche in fase post-mortem, dato che i conferimenti di rifiuti sono terminati ma dal 2026 qui si produrranno 29 GWh di biometano grazie all’innovativa tecnologia di Waga energy, che ha già siglato l’accordo col gestore Csai).

Nel nuovo impianto di riciclo Raee lavorano 7 persone, in grado di gestire schede elettroniche provenienti da un bacino di 4 milioni di persone. Per riuscirci Iren ha messo in campo un investimento da 7 milioni di euro, ma è solo l’inizio.

«Oggi oltre il 90% delle schede elettroniche raccolte in Italia viene trasferito all’estero per il recupero con processi pirometallurgici, mentre l’idea di Iren – anticipa l’ad di Iren ambiente, Eugenio Bertolini – è quella di realizzare impianti sostenibili e replicabili a scala regionale, vicini alle aree di produzione. Siamo partiti da Terranuova proprio perché abbiamo iniziato a ragionare coi territori di riconversione industriale; qui c’era una discarica esaurita e volevamo capire come ridare nuova vita a una zona che per molti anni è stata strategica nella gestione rifiuti toscana. La speranza adesso è che quest’impianto possa essere replicato altrove in Italia, per contribuire col riciclo all’autonomia strategica del Paese sulle materie prime».

Una speranza accolta a braccia aperte dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, per il quale «oggi inauguriamo il primo dei 12 impianti come questo che sarebbero necessari all’Italia, auspico vengano replicati anche altrove. Stiamo vivendo una rivoluzione che abbiamo l’obbligo di portare avanti, accompagnando il cambiamento tecnologico verso la sostenibilità. Abbiamo scoperto di avere un enorme giacimento di materie prime critiche, ovvero i nostri rifiuti: la raccolta differenziata e il riciclo rappresentano il percorso che può portarci a essere leader a livello europeo, e creare ricchezza per il Paese. Per andare avanti servono nuovi impianti e buona informazione, in grado di far percepire l’importanza del cambiamento». Entrambi fattori indispensabili anche per far decollare la raccolta dei Raee, che lungo lo Stivale è ancora inchiodata al 30,24%, ben lontana dal target europeo del 65%.



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