Da Grande Fratello del Turismo spagnolo a fratellino. A uso interno e con metodi che, a ben vedere, non si ispirano a Torquemada. Ne esce un’immagine depotenziata della nuova legge entrata in vigore in Spagna il 2 dicembre, che obbliga tutti i turisti, così recita la vulgata, a sottoporsi a controlli più rigorosi.
In base al provvedimento – che ha scatenato la protesta di Ectaa e delle associazioni di categoria Acave, Fetave e Unav – hotel, agenzie di viaggi, app di alloggi e società di autonoleggio devono raccogliere un numero più alto di dati personali dei clienti. La misura – varata per garantire maggior sicurezza e fornire alle forze di polizia informazioni più dettagliate sui viaggiatori che arrivano e transitano in Spagna riguarda gli over 14, mentre gli adulti in compagnia degli under 14 sono tenuti a spiegare il rapporto che hanno con loro. Carta canta. Ma la realtà non è poi così terribile.
Non c’è alcuna novità clamorosa, conferma infatti Arturo Escudero García, comunicazione e marketing online Turespaña: «Adv e t.o. presenti nel mercato di riferimento, l’Italia nel nostro caso, non hanno alcun obbligo con l’introduzione del nuovo decreto. Secondo il nuovo sistema, le aziende interessate devono registrare una serie di dati sui viaggiatori su una piattaforma creata a questo scopo dal ministero dell’Interno: ses.hospedajes. Ma si tratta di dati che le aziende già raccolgono dai clienti nel corso della loro attività». Amen.
Un’agenzia di viaggi o un tour operator di un Paese che venda un pacchetto o un servizio che includa una sistemazione alberghiera o il noleggio di un’auto in Spagna non è quindi costretto a registrare i dati sulla piattaforma. Questo vale dall’agenzia di viaggi più piccola al più grande tour operator. L’obbligo riguarda l’agenzia o l’intermediario in entrata in Spagna con cui operano questi operatori.
42 DATI? NO, MOLTI DI MENO
Ma è vero che l’utente è tenuto a fornire molti dati? Escudero risponde così: «In nessun caso le strutture devono richiedere all’utente 42 dati, come è stato riportato dai media. Questo sistema rappresenta una modernizzazione del meccanismo finora in vigore, che si basava sui registri che dovevano essere tenuti dalle strutture alberghiere o dalle stesse società di autonoleggio, spesso in formato cartaceo. Il nuovo metodo rappresenta un metodo semplificato e snello, grazie alle possibilità offerte dai moderni sistemi di comunicazione elettronica».
Oltre ai 7 già richiesti, sono 8 i dati obbligatori introdotti: nome, primo e secondo cognome, numero del documento d’identità, numero di “supporto” del documento, tipo di documento (carta d’identità, passaporto), telefono (fisso, mobile, mail), rapporto di parentela nel caso di minori.
Per quanto riguarda le transazioni economiche, i dati obbligatori sono gli stessi utilizzati per il pagamento: numero di riferimento del contratto, data del contratto, data e ora di ingresso, data e ora di uscita, identificazione metà pagamento: tipo di carta e Iban.
MAAVI CONFERMA: NESSUNA COMPLICAZIONE
Sul fronte italiano nessuna complicazione per le agenzie di viaggi, ribadisce Enrica Montanucci, presidente Maavi. «Se io organizzo un tour per la Spagna non mi cambia assolutamente nulla. Più che altro, conoscendo bene l‘italiano medio, vincoli e restrizioni rischiano di mettere a disagio il turista, che magari scarta alcune destinazioni proprio per questo motivo. Ecco perché il problema, casomai, è tutto spagnolo. Se poi, anche per questa ragione, i clienti preferiscono tornare a fare le vacanze in Italia piuttosto che girare per il Mediterraneo, egoisticamente a noi fa comodo. Specie se i prezzi in Spagna dovessero salire ancora».
C’è un unico, vero pericolo, sottolinea Montanucci: «Le cose potrebbero cambiare drasticamente se, come spesso accade in questi casi, il cambio di regolamento con l’introduzione di una piattaforma prelude al pagamento di un dazio. E se non è oggi, è domani. Lo dico per esperienza»
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