di Giuseppe Gagliano –
Dal 7 ottobre 2023 il conflitto tra Israele e Gaza ha raggiunto livelli senza precedenti, portando alla distruzione sistematica delle infrastrutture essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile. Subito dopo l’attacco da parte di gruppi armati palestinesi, le autorità israeliane hanno dichiarato un “assedio totale” su Gaza, interrompendo forniture di acqua, elettricità e carburante. Dichiarazioni pubbliche di alti funzionari, come l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant, hanno chiaramente indicato l’intenzione di privare i civili di risorse fondamentali per piegare l’intera popolazione. Questa strategia si è tradotta in azioni concrete che hanno trasformato l’acqua, bene primario, in un’arma.
Le forze israeliane hanno colpito in modo sistematico le infrastrutture idriche e sanitarie di Gaza. Human Rights Watch ha documentato la distruzione di quattro dei sei impianti di trattamento delle acque reflue della Striscia e la demolizione di un serbatoio idrico cruciale a Rafah. Prove fotografiche, video e immagini satellitari mostrano che queste azioni non sono incidentali: in alcuni casi le truppe israeliane hanno piazzato esplosivi in modo metodico all’interno di serbatoi e impianti. Inoltre i pannelli solari che alimentavano le infrastrutture idriche sono stati sistematicamente abbattuti. Al gennaio 2024 il 60% delle infrastrutture idriche e sanitarie era già stato danneggiato; entro agosto 2024 questa percentuale è salita all’84,6%.
La distruzione delle infrastrutture idriche ha portato a una crisi sanitaria senza precedenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riferito che la mancanza di acqua pulita ha aumentato drasticamente i casi di malattie legate all’acqua contaminata. Dal dicembre 2023, i casi di diarrea nei bambini sotto i cinque anni sono aumentati del 2000%, mentre i casi di epatite A e poliomielite, malattie praticamente scomparse, sono tornati a livelli allarmanti. La mancanza di risorse sanitarie ha impedito cure adeguate, portando alla morte di molti bambini. Ad esempio, il tasso di mortalità per epatite A nei bambini è passato dallo 0,1% al 10% a causa dell’impossibilità di diagnosi e trattamenti tempestivi.
La situazione è ulteriormente aggravata dal taglio totale dell’elettricità e dalla drastica riduzione del carburante, necessario per far funzionare i generatori che alimentano ospedali e impianti idrici. Tra novembre 2023 e agosto 2024, le autorità israeliane hanno consentito l’ingresso di appena un quinto del carburante necessario per le operazioni umanitarie. Questo ha paralizzato quasi tutte le infrastrutture idriche e sanitarie della Striscia, lasciando gran parte della popolazione senza accesso ad acqua potabile e servizi di base. Secondo l’OMS, la produzione idrica a Gaza è scesa al 5,7% dei livelli precedenti il conflitto.
L’evacuazione forzata di oltre un milione di persone ha aggravato la crisi umanitaria. Molti civili sono stati spostati in aree prive di infrastrutture essenziali, senza accesso a cibo, acqua o servizi sanitari. Human Rights Watch ha documentato casi di persone costrette a bere acqua contaminata, con conseguenti epidemie di malattie trasmissibili. L’accesso agli aiuti umanitari è stato drasticamente limitato: dai 500 camion giornalieri di merci che entravano a Gaza prima di ottobre 2023, il numero è sceso a soli 33 camion al giorno tra maggio e agosto 2024. Materiali essenziali per la riparazione delle infrastrutture idriche sono stati bloccati dalle autorità israeliane, aggravando ulteriormente la crisi.
Le testimonianze raccolte a Gaza rivelano la portata umana di questa crisi. Medici e operatori sanitari descrivono scene strazianti: neonati che muoiono per disidratazione e malnutrizione, donne incinte che perdono i loro bambini a causa della mancanza di cure, persone con disabilità che non possono accedere ai pochi punti di distribuzione di acqua. Un uomo costretto a percorrere tre chilometri al giorno per riempire un contenitore di acqua per 40 persone ha dichiarato: “Usavamo tazzine da caffè per assicurarci che ognuno avesse almeno un sorso”.
La popolazione vive in condizioni igieniche disastrose, con 225.000 casi di malattie della pelle e oltre un milione di infezioni respiratorie acute registrate entro ottobre 2024. La mancanza di acqua pulita e di carburante impedisce anche la guarigione dalle ferite, aumentando il rischio di infezioni e decessi.
Le azioni delle autorità israeliane a Gaza violano chiaramente il diritto internazionale. La distruzione delle infrastrutture idriche e sanitarie, insieme al blocco degli aiuti umanitari, rappresenta una violazione del diritto umanitario internazionale, che vieta l’uso della fame come arma di guerra e la distruzione intenzionale di oggetti indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile. La Corte internazionale di giustizia ha emesso misure provvisorie nel gennaio 2024, ordinando a Israele di garantire l’accesso a cibo, acqua e assistenza umanitaria. Queste disposizioni sono state sistematicamente ignorate.
Human Rights Watch ha accusato le autorità israeliane di crimini contro l’umanità, inclusa l’accusa di genocidio. La privazione intenzionale delle condizioni di vita essenziali a Gaza, che ha causato migliaia di morti, è considerata una forma di sterminio secondo il diritto internazionale. Inoltre, la continua dislocazione forzata della popolazione civile senza garantire condizioni minime di sopravvivenza costituisce un crimine di guerra.
La crisi a Gaza è una catastrofe senza precedenti, aggravata da politiche deliberate che hanno trasformato una regione già fragile in un campo di sopravvivenza estrema. Le raccomandazioni degli esperti internazionali sono chiare: Israele deve cessare immediatamente la distruzione delle infrastrutture, ripristinare l’accesso ai servizi essenziali e consentire l’ingresso degli aiuti umanitari. La comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea, deve esercitare pressione su Israele per porre fine a queste violazioni e prevenire ulteriori atrocità.
Senza un intervento deciso le conseguenze di questa crisi si estenderanno per generazioni, lasciando una popolazione devastata e un’eredità di sofferenza che il mondo non potrà ignorare.
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