«La mia speranza è nelle nuove generazioni»

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La mia fiducia è nelle nuove generazioni. Nel fatto che i giovani, credenti, non credenti, della sinistra, democratici, di nessuna militanza politica, si ribellano, respingono il potere della mafia. Questa è la grande speranza che sta germogliando. È necessaria però un’opera di più ampia sensibilizzazione

Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo il libro “L’illegalità protetta”, edito per la prima volta nel 1990 e ristampato nuovamente da Glifo Edizioni, dedicato a Rocco Chinnici e ai giudici del pool antimafia


Alcuni studiosi hanno sostenuto la tesi che la mafia ha svolto, o in talune forme continua a svolgere, un ruolo di supplenza rispetto allo Stato, debole o assente.

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No, questo è assurdo. Del resto guardiamo come interviene il potere mafioso. Vediamo quel che succede a Palermo: un giovane di 17-18-20 anni che si «autostrangola», che viene buttato nell’immondizia! Questa me la chiamate giustizia? Questo è un potere che può sostituirsi a quello dello Stato? Questa è solo vendetta, ferocia, esercitata su giovani che probabilmente hanno rubato, hanno fatto azioni delittuose ai danni di qualche boss o di qualcuno legato ai mafiosi. Non si può parlare di mafia capace di succedere allo Stato.

La classica domanda, dott. Chinnici: che fare?

La mia fiducia è nelle nuove generazioni. Nel fatto che i giovani, credenti, non credenti, della sinistra, democratici, di nessuna militanza politica, si ribellano, respingono il potere della mafia. Questa è la grande speranza che sta germogliando. È necessaria però un’opera di più ampia sensibilizzazione. Specialmente in rapporto al fenomeno droga e alle centinaia e centinaia di milioni che la sua organizzazione comporta. La nostra società corre un gravissimo pericolo.

Ecco perché i giovani devono insorgere contro la mafia e la sua droga, con tutte le forze e il coraggio che hanno. Bisogna capire quanto è triste e sconvolgente vedere dei giovani semidistrutti dall’eroina. Oggi a Palermo abbiamo 3.000-3.500 eroinomani. Fra dieci anni questa cifra potrà raddoppiare. Quale problema, quale dramma. Purtroppo qui da noi, col pressapochismo che ci contraddistingue, questo problema non viene affrontato come si dovrebbe. Abbiamo i grossi problemi della crisi economica, della politica, e si è portati a sottovalutare quello della droga, i cui effetti deleteri non li vediamo ancora, ma li vedremo fra dieci anni. Perché il tossicodipendente diventa un peso per la società, oltre che per le famiglie. Le 50 mila lire per le dosi di eroina bisogna trovarle!

Come vi spiegate i 50 mila furti all’anno nella città di Palermo? Un’alta percentuale di rapine viene consumata da soggetti drogati. nuovi accattoni sono i drogati. I furti negli appartamenti, o delle autovetture! La piccola rapina al portinaio dello stabile è opera spesso di drogati, perché il delinquente non rischia di rubare portafogli col pericolo di venire arrestato. Ecco il problema, che prima di essere giudiziario è sociale, civile, umano. E i danni di tante famiglie, i suicidi di tanti ragazzi di qualche genitore, le epatiti da siringa! Come si può rimanere insensibili, inerti?

La mafia oggi è diventata la portatrice dei malanni più gravi. Perché in passato se rapinava, se estorceva, se imponeva il pizzo, tutto sommato non cagionava tutto il male che oggi invece produce con la droga. Ecco perché bisogna avere la consapevolezza e il coraggio di mobilitare tutte le forze vive e responsabili della società. Mafia e droga sono un binomio inscindibile. La droga è oggi la principale attività della mafia. La droga viene smerciata dalla mafia. La mafia come associazione per delinquere è stata sempre fuorilegge. Ma ora è anche contro l’umanità. Il traffico della droga io lo considero un delitto di lesa umanità.

Sembra che oggi a Palermo sia diventato facile trovare dei killer, con poche centinaia di migliaia di lire…

Sì, ho saputo, notizie agghiaccianti. Ci sono ragazzi di 16- 17 anni delle zone depresse della città che vanno in giro armati con la P38 e sono capaci di commettere omicidi per 100 mila lire. Ormai tra gli spacciatori di droga ci sono ragazzi che trovano molto facile guadagnarsi 200-300 mila lire spacciando eroina. Che uno spacciatore di droga diventi anche omicida non c’è da meravigliarsi. Non voglio drammatizzare, ma non dobbiamo sottovalutare la situazione. Abbiamo una città che vive sotto l’incubo dei delitti, degli omicidi, delle rapine. noi abbiamo il dovere di reagire in tutti i modi come componenti di questa società. ciò, in particolare, devono farlo gli educatori nelle scuole, i padri di famiglia, i politici, i sacerdoti…

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Che ne pensa dell’iniziativa del vescovo di Palermo di radunare nella Cattedrale tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà in questo momento, su questi problemi?

È una iniziativa altamente lodevole, opportuna e giusta, che denota la sensibilità e l’impegno del cardinale verso i problemi della città. La Chiesa non può rimanere insensibile. Io credo che se il cardinale non prendesse questa posizione verrebbe meno ai suoi doveri sacerdotali.

La Chiesa siciliana, a parte il cardinale Pappalardo, finora collegialmente non ha preso mai, se non incidentalmente, posizione contro la mafia…

Io ho conosciuto molto da vicino Vittorio Bachelet, e ho venerazione per la memoria di quell’uomo: era un puro. In un incontro a Grottaferrata io parlai di taluni preti mafiosi. Bachelet si turbò. Per lui era inconcepibile che un prete potesse essere non dico mafioso, ma sospettato di mafia. Purtroppo, abbiamo avuto qualche prete mafioso: è storia. Però, ecco, la Chiesa ha il dovere sacrosanto di intervenire. Se la Chiesa tace incorre, a mio giudizio, in un gravissimo errore, perché viene meno alla sua missione.

È dunque una novità quello che sta attuando il cardinale Pappalardo…

È una grande novità. speriamo che sia seguita in tutti i pulpiti, in tutte le piccole chiese, di città e di campagna, in tutte le parrocchie. Speriamo che ogni parroco, ogni sacerdote, ogni suora, ogni religioso consideri questo impegno contro la mafia, contro la droga, come un preciso dovere del suo ministero. Io questo mi auguro: che l’iniziativa del cardinale Pappalardo non sia isolata, non duri una domenica, ma sia portata avanti da tutto il clero, da tutti i cristiani. Io credo che su questo dovere non si possono avere, neppure lontanamente, dubbi.

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