Comunità energetica rinnovabile nell’area industriale di Carini, al via il progetto per le imprese

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Creare una comunità energetica rinnovabile (Cer) nell’area industriale di Carini per favorire la sostenibilità ambientale ed economica del territorio. Questo l’obiettivo della convenzione firmata tra il presidente del Ciac, Giuseppe Pezzati, e l’amministratore unico di Italtekno, Guglielmo Speciale.

La Cer, la prima in un agglomerato industriale del Sud d’Italia, riunirà le aziende del Coordinamento industriale area Carini per condividere l’energia, prodotta localmente da uno o più impianti da fonti rinnovabili e destinata all’autoconsumo collettivo e favorirà una maggiore autonomia dalla rete elettrica nazionale, riducendo i costi e garantendo una maggiore sicurezza energetica per la comunità.

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La gestione sarà centralizzata e al tempo stesso partecipativa, con un organismo che supervisiona impianti, distribuzione e amministrazione, garantendo efficienza e trasparenza tramite sistemi di monitoraggio avanzati e la possibilità per tutti i soci di votare e partecipare alle decisioni che dovranno essere prese.

Il decreto Cacer (Configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile), che regolamenta il settore, è entrato in vigore il 24 gennaio 2024 e i portali Gse per la richiesta degli incentivi solo il 9 aprile scorso. “In Italia ad oggi – spiega Guglielmo Speciale – ci sono circa 160 comunità energetiche, di cui attive solo una 50ina (le altre sono in fase progettuale), circa tre in Sicilia. Il motivo è che la normativa in questi anni è stata modificata continuamente. Finalmente però è stata definita. Nasce da qui l’idea di crearne una nell’area industriale di Carini”.

I benefici passano dalla possibilità di autoconsumare a distanza, in maniera diffusa, l’energia immessa da un operatore all’interno della stessa area a un altro che nel medesimo istante la sta prelevando. Così, ogniqualvolta si verifica questo meccanismo, il Gse riconosce un incentivo in conto scambio per 20 anni.

Cosa sono le comunità energetiche

Le comunità energetiche sono entità giuridiche, composte da membri di tre tipi: i consumatori passivi (consumer); i produttori (producer), titolari di un impianto di produzione e i prosumer, ovvero i consumatori che si sono dotati di un impianto di produzione finalizzato all’autoconsumo. Prosumer e producer possono condividere con l’intera comunità l’energia elettrica prodotta. Se i membri della comunità energetica che si “scambiano” questa energia sono collegati alla stessa attraverso una cabina primaria, questa verrà valorizzata tenendo conto dei minori costi di esercizio della rete elettrica e, inoltre, incentivata in quanto proveniente da fonti rinnovabili.

Perché realizzarne una in una zona industriale

L’agglomerato industriale di Carini rappresenta un esempio di realtà territoriale particolarmente favorevole alla creazione di comunità energetiche sia per la sua posizione geografica, con ottima esposizione solare, sia per la crescente attenzione alle tematiche ambientali da parte delle imprese presenti che in parte ospitano già impianti fotovoltaici sui tetti degli stabilimenti.

Metterli in rete e condividere l’energia da essi prodotta contribuirebbe alla transizione verso un modello energetico più sostenibile e autonomo. Attraverso l’installazione anche di nuovi impianti fotovoltaici, sarà possibile produrre energia elettrica a costi contenuti per i membri della comunità. Inoltre, la parte di energia che non verrà autoconsumata verrà immessa in rete e venduta con benefici economici per i soci. La produzione di energia da fonti rinnovabili contribuirà in maniera significativa alla decarbonizzazione. “Se l’energia consumata in maniera diffusa supera il 55% di quella immessa – spiega ancora Speciale – la Cer ha l’obbligo di reinvestire gli incentivi a favore d’investimenti per finalità sociali con ricadute sui territori dove sono ubicati gli impianti per la condivisione. Quindi, oltre al ritorno economico per le aziende, il progetto permetterà di poter riqualificare e rendere più bello un territorio spesso, per ragioni diverse, maltrattato”.

Il progetto della realizzazione della Cer prevede l’impiego di risorse e tecnologie locali, contribuendo così anche alla crescita e allo sviluppo economico di Carini e delle zone limitrofe. “Abbiamo deciso di guardare lontano – commenta il presidente del Ciac Giuseppe Pezzati – perché siamo convinti di poter creare aggregazione tra le aziende. La comunità energetica porterebbe un risparmio economico e vantaggi ambientali nell’agglomerato. Siamo inoltre certi che possa essere anche un elemento attrattivo in grado di portare a Carini altre imprese. Per tutti questi motivi abbiamo deciso di farci promotori dell’iniziativa tra e per i nostri associati stilando un protocollo d’intesa che prevede anche un nostro impegno nel promuovere attività di sensibilizzazione rivolte ai membri della comunità, per aumentare la consapevolezza sui benefici delle energie rinnovabili, sulle pratiche di sostenibilità e sull’importanza della transizione ecologica”.

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La convenzione firmata dal Ciac

L’accordo tra Ciac e Italtekno prevede il monitoraggio delle prestazioni energetiche degli impianti e dei risparmi economici ottenuti dai membri della comunità per valutare gli impatti ambientali ed economici delle iniziative avviate. Le parti si impegnano inoltre a stabilire sinergie con enti locali, istituzioni pubbliche, associazioni e altri attori del territorio per ampliare l’impatto delle iniziative di sostenibilità e promuovere lo sviluppo di una cultura diffusa della sostenibilità. In particolare, si cercherà di creare reti tra le Comunità energetiche rinnovabili, con l’obiettivo di moltiplicare gli effetti positivi del progetto e stimolare la partecipazione attiva e consapevole della cittadinanza.



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