Tribunale – Inchiesta “Vento di maestrale” – Prescritti gli altri reati contestati ai cinque imputati rimasti, tra i quali patron Francesco Zadotti – Furono tutti arrestati nove anni fa
di Silvana Cortignani
Viterbo – Traffico di rifiuti a Casale Bussi, cade l’accusa di associazione per delinquere mentre gli altri reati sarebbero già estinti per prescrizione, tra cui truffa e frode nella gestione dei rifiuti urbani nonché gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti e operazioni non autorizzate.
Operazione “Vento di maestrale” – Nel riquadro Francesco Zadotti
Tra gli imputati “patron” Zadotti
Davanti al collegio il filone “Ecologia Viterbo-Casale Bussi” della maxinchiesta sui rifiuti “Vento di maestrale”, che una decina di anni fa ha scosso il capoluogo. Un terremoto scattato con i 9 arresti messi a segno all’alba del 3 giugno 2015, tra i quali quello del più noto dei cinque dei sette imputati nel frattempo rimasti, ovvero “patron” Francesco Zadotti, oggi 78enne.
Al centro della vicenda il presunto traffico illecito di rifiuti derivante dal mancato rispetto dei quantitativi di Cdr da inviare alla termovalorizzazione e invece stoccati in balle posizionate nel piazzale come accadeva a Casale Bussi essendo l’impianto non idoneo alla produzione, in violazione delle prescrizioni, allo scopo di mantenere i guadagni.
Sono inoltre imputati Daniele Narcisi, Massimiliano Sacchetti, Massimo Rizzo e Bruno Landi, mentre sono nel frattempo deceduti Gaetano Aita di Ria&Partners e il direttore tecnico di Ecologia Viterbo Paolo Stella. Vale la pena infine ricordare che per l’altro filone, ovvero il filone “Viterbo Ambiente”, sono stati tutti assolti nel merito con formula piena gli imputati Ernesto Dello Vicario, Francesco Bonfiglio e Maurizio Tonnetti.
Il pm Massimiliano Siddi
“Non fu associazione per delinquere”
Caduta l’associazione per delinquere, ieri il pm Massimiliano Siddi – alla luce di quanto emerso durante l’istruttoria fin qui svolta – ha chiesto l’assoluzione nel merito per tutti gli imputati e il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per gli altri reati. Il collegio ha quindi rinviato il processo al 16 maggio, per dare tempo alle difese che lo hanno chiesto di discutere la richiesta di assoluzione nel merito per tutti i capi d’imputazione. Nel frattempo la parte civile Ama Roma Spa ha chiesto di depositare della documentazione. Imponente il numero delle parti civili contro Ecologia Viterbo, ben 78 parti civili, tra società e pubbliche amministrazioni, pronte a chiedere i danni alla ditta incaricata dello smaltimento dei rifiuti.
Le difese durante il processo hanno più volte ribadito l’esistenza di una valanga di note inviate da Ecologia Viterbo a Comune e Regione a causa dei continui stop del termovalorizzatore di Colleferro. Tutta colpa dell’emergenza rifiuti a Roma del 2012-2013 che, dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, avrebbe costretto l’impianto gestito sulla Teverina da Ecologia Viterbo a farsi carico di un surplus di tonnellate di monnezza al giorno, in soccorso obbligato a Roma Capitale per decreto commissariale.
Fatto sta che alla discarica di Casale Bussi, dal 2005 al 2013, non è stato prodotto alcun Cdr, contro il 25% previsto. Le indagini sono scattate in seguito all’emergenza rifiuti di Roma, con 600 tonnellate al giorno di conferimenti non previsti, che hanno generato degli esuberi.
Silvana Cortignani
Presunzione di innocenza
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
18 dicembre, 2024
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