In inverno, il funzionamento degli impianti di riscaldamento è una delle questioni più rilevanti per monitorare la qualità dell’esperienza scolastica di studenti, insegnanti e personale della scuola.
Nei mesi scorsi abbiamo avuto modo di approfondire come alcuni fattori strutturali influiscano in modo determinante sull’offerta didattica. A partire dalla disponibilità di servizi e strutture, come la presenza di aule informatiche, per consentire l’apprendimento delle competenze digitali, oltre alla disponibilità di palestre e di mense. Queste possono facilitare i rientri, il tempo pieno, attività di doposcuola o altri progetti extra-scolastici.
Accanto a quelli citati, il presupposto per garantire un’offerta didattica adeguata è che la scuola rappresenti prima di tutto un ambiente confortevole e sicuro. Non parliamo solo della disponibilità di scuole moderne, lontane da fonti di inquinamento, facilmente raggiungibili con il trasporto pubblico. Ma anche della possibilità di fare lezioni in un ambiente con temperature adeguate, anche grazie alla presenza di impianti di riscaldamento.
Gli impianti di riscaldamento nelle scuole italiane
La presenza di impianti, informazione ricostruibile grazie ai dati aperti pubblicati dal ministero dell’istruzione, ovviamente non è sufficiente per valutare l’effettiva esperienza scolastica di ragazze e ragazzi. Questo perché vi sono anche altri aspetti da tenere in considerazione: dal funzionamento in concreto degli impianti, all’isolamento termico nelle singole aule. Allo stesso tempo, si tratta di un primo elemento rilevante da considerare per valutare la condizione delle scuole.
In Italia, su oltre 40mila edifici scolastici statali presenti, sono circa 35mila quelli per cui gli enti proprietari hanno dichiarato la presenza dell’impianto di riscaldamento. Perciò in media poco meno del 90% degli edifici è dotato di impianto di riscaldamento. In 526 questo non è sicuramente presente, mentre per circa il 10% degli edifici (oltre quattromila) tale informazione non è disponibile.
88,4% gli edifici scolastici per cui è dichiarata la presenza di impianti di riscaldamento.
Questi dati variano ampiamente sul territorio nazionale. Il Piemonte è la regione con più scuole che dispongono di impianti di riscaldamento, essendone dichiarata la presenza nel 98,5% degli edifici scolastici statali della regione. Seguono, con oltre il 95%, Veneto, Liguria, Marche, Lombardia, Valle d’Aosta.
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DA SAPERE
Dati non disponibili per il Trentino Alto Adige. I dati, pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico.
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim
(pubblicati: martedì 12 Settembre 2023)
Per molte scuole l’informazione non è disponibile per l’anno scolastico 2022/23.
In Calabria e in Campania la presenza dell’impianto di riscaldamento è stata dichiarata nell’anno scolastico 2022/23 per meno del 70% degli edifici scolastici. Rispettivamente il 69,8% e il 66,1% del totale.
Va comunque considerato che, in entrambe regioni, risulta molto elevata la quota di edifici per cui tale informazione non è stata dichiarata dagli enti proprietari, province e comuni. Il dato non è infatti disponibile per circa un terzo delle scuole campane (32,8% degli edifici scolastici statali) e per il 28,1% di quelle calabresi.
Tra le province, quella di Imperia è l’unica dove la presenza è dichiarata per tutte le scuole. Seguono, con oltre il 99% di edifici scolastici dotati di impianti di riscaldamento, i territori di Rovigo, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola, Lodi, Cremona e Novara. Mentre non raggiungono i due terzi delle scuole in alcune province del mezzogiorno. Come quella di Catanzaro, dove la presenza è dichiarata per il 65,8% degli edifici scolastici, e quelle di Vibo Valentia (65,6%), Reggio Calabria (62,7%), Trapani (60,4%), Salerno (58,5%) e Napoli (55,4%).
Le scuole dotate di impianti di riscaldamento, comune per comune
Divari molto ampi si registrano anche a livello locale, approfondendo il dato comune per comune. I comuni di cintura, hinterland delle città maggiori, sono quelli dove la presenza di impianti di riscaldamento è dichiarata con maggiore frequenza (90,4% dei casi). Nelle aree interne, così come nelle città principali, la loro disponibilità è sensibilmente inferiore.
Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali (quali istruzione, salute, mobilità). Parliamo di circa 4.000 comuni, con 13 milioni di abitanti, a forte rischio spopolamento (in particolare per i giovani), e dove la qualità dell’offerta educativa risulta spesso compromessa.
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“Che cosa sono le aree interne”
Nei comuni periferici e ultraperiferici, i più distanti dai servizi essenziali, la presenza di impianti di riscaldamento è dichiarata per l’86,6% degli edifici scolastici. Quasi 2 punti in meno della media nazionale, pari all’88,4%. Quota poco superiore per le città polo, baricentriche in termini di servizi. In questi centri, in media l’86,7% degli edifici scolastici risulta dotato di impianti di riscaldamento.
Peraltro anche tra i capoluoghi i dati possono variare fortemente. In 24 città capoluogo su 109 tutti gli edifici scolastici censiti dispongono dell’impianto di riscaldamento, mentre in altri 50 la quota supera il 90%. Di questi 74 comuni con maggiore dotazione, 57 si trovano nell’Italia centro-settentrionale, mentre sono 17 quelli di sud e isole.
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Dati non disponibili per il Trentino Alto Adige. I dati, pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico.
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim
(pubblicati: martedì 12 Settembre 2023)
Sono 6 le città capoluogo per cui la presenza dell’impianto di riscaldamento è stata dichiarata per meno della metà degli edifici scolastici statali censiti. Si tratta di Salerno (48,8%), Cosenza (47,5%), Napoli (46,3%), Parma (46%), Catanzaro (28%) e Reggio Calabria (20,6%).
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è il confronto con le zona climatica di appartenenza del comune. Si tratta di una classificazione contenuta nel Dpr 412/1993, che consente di categorizzare i comuni secondo una scala da A a F. Nei comuni delle due zone climatiche “più fredde” (zone E e F), in media oltre il 93% degli edifici scolastici è dotato di impianto, a fronte di una media dell’88,4%.
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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi agli impianti di riscaldamento negli edifici scolastici statali per l’anno scolastico 2022/23 sono di fonte Mim.
Foto: teksomolika (Freepik) – Licenza
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