Inceneritore Roma, Report replica ad Ama: “Durante l’intervista Manzi ha negato più volte fatti evidenti”

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Dopo la puntata di Report sull’inceneritore di Roma del 15 dicembre 2024, Ama ha pubblicato un comunicato sostenendo che il Presidente dell’azienda rifiuti, Bruno Manzi, avesse “risposto puntualmente basandosi su documenti amministrativi pubblici”. Di tutt’altro avviso il programma Rai, e probabilmente chiunque abbia visto la trasmissione, che a sua volta replica sottolinenando che “durante l’intervista, Manzi ha più volte negato fatti evidenti, oltre che i contenuti dei documenti urbanistici e amministrativi relativi all’acquisto del terreno di Santa Palomba per quasi 7,5 milioni di euro”.

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Sulle destinazioni urbanistiche relative al terreno di Santa Palomba su cui sorgerà l’inceneritore, nel suo comunicato Report precisa che il terreno acquistato da Ama, di circa 10 ettari, ha due destinazioni urbanistiche: il 60% è destinato ad attività produttive, mentre il restante 40% è una fascia di rispetto consortile, classificata dal Consorzio per lo sviluppo industriale Roma Latina come inedificabile, salvo alcune eccezioni per infrastrutture e piccoli servizi. Il Presidente Manzi ha negato questa classificazione, sostenendo che l’intero terreno fosse edificabile secondo il certificato urbanistico. Tuttavia, il Consorzio ha confermato a Report la natura inedificabile della fascia di rispetto. La perizia di stima, firmata dal geometra Umberto Linari, ha valutato il terreno a 75 euro/m² sulla base di una valutazione uniforme dell’area, ipotizzando una possibile trasformazione urbanistica per renderla interamente produttivo-industriale. Manzi ha contestato anche questa metodologia, nonostante fosse esplicitata nella perizia.

In merito alla congruità del prezzo, invece, Report riporta come Ama abbia dichiarato che il prezzo di 75 euro/m² per il terreno acquistato a Santa Palomba è conforme ai valori di mercato per aree destinate ad attività produttive, basandosi su una stima standard. Tuttavia -spiega il comunicato della trasmissione – l’ex consigliere di Ama, l’architetto Claudio Voglino, unico a non approvare l’acquisto, ha sollevato dubbi sulla perizia dello studio di Lanuvio. Report ha scoperto un’altra perizia, datata 25 luglio 2022 e firmata dall’architetto Daniele Impallara, consulente di fiducia del venditore Immobiliare Palmiero. Questa valutava i terreni a circa 3,6 milioni di euro, ovvero la metà del valore indicato nella stima successiva, specificando inoltre che parte dell’area era non edificabile. “Ama – si legge – non ha mai menzionato questa perizia nel suo comunicato”.

Inoltre, secondo Report, Ama sostiene che il prezzo di 75 euro/m² fosse già stato indicato nel 2021, quando i terreni furono proposti in vendita in risposta a un avviso pubblico per la ricerca di aree per sedi impiantistiche. Tuttavia – continua il comunicato di risposta – Ama non ha fornito documentazione a supporto di questa affermazione, né ciò dimostrerebbe la congruità del prezzo. Ama afferma di aver affidato la verifica della congruità alla società di consulenza Intellera, che ha delegato la redazione della perizia allo studio Magni Linari, ma non ha reso trasparenti i criteri di scelta dello studio. Report ha scoperto che, all’epoca, il terreno era in vendita online a poco più di 4 milioni di euro, un valore simile a quello stimato dall’architetto di fiducia del venditore e nettamente inferiore alla valutazione dello studio Magni Linari. Non è noto quanto siano stati pagati Intellera e lo studio di Lanuvio per il loro operato.

Sull’AIA nel comunicato di Report, poi, si legge testualmente che: “Circa gli strumenti urbanistci a attualmente vigenti, che non consentirebbero la realizzazione in quei terreni di un impianto di rifiuti, così come ha ammesso la stessa società Geco, Ama si appella invece all’Autorizzazione Integrata Ambientale. In sostanza per Ama l’attuale destinazione urbanistica dei terreni di Santa Palomba è irrilevante, in quanto l’AIA dell’impianto potrà valere, se occorre, come variante urbanistica. Ad oggi però l’AIA non è stata ancora approvata. Il suo rilascio rientra attualmente tra le competenze devolute al sindaco di Roma nella sua qualità di Commissario straordinario di governo per la gestione dei rifiuti di Roma Capitale, ma dovrà passare a rigore dalla Conferenza dei servizi, che chiamerà in causa la partecipazione dei vari soggetti interessati. Uno di questi potrebbe essere proprio il Consorzio per lo sviluppo industriale Roma Latina, che ad oggi non è mai stato contattato dal comune di Roma, come da loro stessi dichiarato”.

Passando alla questione dei fattori escludenti che impedirebbero la costruzione dell’impianto di incenerimento, secondo Report, Ama sostiene che non ne esistano. Tuttavia – sottolinea Report – l’inchiesta ha evidenziato il contrario. Secondo l’avviso del 3 giugno 2021, Ama cercava aree senza vincoli archeologici e con distanze di rispetto: almeno 1000 metri da centri abitati e 500 metri da case sparse. Tuttavia, il terreno presenta vincoli archeologici, case sparse a meno di 500 metri e un progetto di housing sociale per 1000 appartamenti a circa un chilometro. Una relazione interna di Ama del 2021 definiva il sito “parzialmente idoneo” proprio per queste criticità. Nel 2022, Ama incarica la società Geco per aggiornare la relazione in pochi giorni. Successivamente, i fattori di attenzione e condizionamento progettuale non sono più considerati ostacoli, salvo l’assenza di vincoli di “tutela integrale”. Un vincolo escludente era presente nel 2021, legato alla richiesta di Acea Ato2 alla Regione Lazio per un’area di salvaguardia del campo pozzi Laurentino, che rifornisce di acqua potabile i comuni di Ardea e Pomezia, dove dal 2016 erano state rilevate contaminazioni. Tuttavia, poiché la Regione non aveva perimetrato l’area, nel novembre 2022 Roma Città Metropolitana rimuove quel vincolo dalle mappe. Sei giorni dopo, Ama acquista il terreno. Interpellata, Acea Ato2 ha rimandato la questione agli enti competenti, mentre il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha dichiarato di non essere a conoscenza del motivo del ritardo e di voler verificare”.

In merito all’approvvigionamento idrico, poi, Report risponde come Ama affermi che il termovalorizzatore utilizzerà esclusivamente acqua riciclata. Ma per la trasmissione questa dichiarazione non è supportata da documenti attualmente disponibili e che, sebbene il progetto esecutivo non sia noto, la proposta tecnica allegata al bando di gara indica che l’impianto richiederà circa 85mila metri cubi d’acqua all’anno, con cinque fonti di approvvigionamento: recupero di acqua piovana, riutilizzo di acqua depurata, recupero di acque di condensazione, allaccio alla rete idrica del Consorzio Industriale del Lazio e, come sistema di back-up, emungimento da due nuovi pozzi con una portata stimata di 8 l/s. Tuttavia, continua Report, l’area dei Castelli Romani, dove si trova il sito, è da oltre 30 anni colpita da una grave crisi idrica, con l’abbassamento dei laghi Albano e Nemi. Dal 2009, una legge regionale vieta l’escavazione di nuovi pozzi nella zona, sollevando dubbi sulla fattibilità di questa soluzione.

In più, in merito alla contestazione che Ama avrebbe fatto sull’attenzione di Report sul Fosso della Cancelliera, la redazione della trasmissione risponde che, il corso d’acqua demaniale attraversa il terreno acquistato e che dal 2009 il fosso è stato deviato senza autorizzazioni. Questa deviazione, poi, per Report non è menzionata né nelle perizie né nei documenti di compravendita. Il IX Municipio ha chiesto il ripristino entro 90 giorni, ma il commissario Gualtieri ha rinviato la rimozione degli abusi al 2026 per permettere la costruzione del termovalorizzatore, che prevede un ulteriore spostamento del fosso. L’inchiesta rileva poca trasparenza nelle procedure di acquisto, con criteri poco chiari e ignorando la presenza del fosso deviato abusivamente.

Report, infine, conclude dicendo che il nuovo termovalorizzatore di Santa Palomba è reso possibile dai poteri commissariali concessi nel 2022 al sindaco e commissario per il Giubileo, Roberto Gualtieri. Sebbene il Piano Rifiuti della Regione Lazio del 2020, approvato sotto la presidenza di Nicola Zingaretti, non prevedesse termovalorizzatori, il piano speciale per Roma Capitale adottato da Gualtieri consente la gestione diretta dei rifiuti per prevenire criticità legate al Giubileo 2025. Tuttavia, l’impianto sarà pronto solo nell’estate del 2027, ben oltre la fine del Giubileo.

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