Il packaging (e la sostenibilità) sempre più importanti nel guidare le scelte dei consumatori

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Il packaging dei prodotti sugli scaffali ha un ruolo sempre più importante nelle scelte dei consumatori: in particolare, l’attenzione per la sostenibilità è in costante crescita. Adottare pratiche più sostenibili non è dunque solo una scelta etica, ma anche un vantaggio competitivo per le aziende. In Italia le informazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata, richieste dalla normativa, sono presenti sul 56,4% dei prodotti. Quasi il 47% delle referenze del grocery ha la codifica identificativa del materiale di composizione, e la quota sale all’80% delle confezioni effettivamente vendute. Più basse le percentuali per quanto riguarda la presenza di marchi e informazioni ambientali volontarie, le informazioni aggiuntive per fare bene la raccolta differenziata, le indicazioni per visionare digitalmente le informazioni ambientali e quelle sulla compostabilità dell’imballaggio. Il “freddo”, ovvero i surgelati, si conferma il primo settore merceologico per la comunicazione delle informazioni ambientali, non solo quelle obbligatorie: ben il 14,4% delle referenze riporta sulla confezione informazioni aggiuntive per una raccolta differenziata di qualità. Seguono i settori carni e fresco. Intanto dal 2026 in Italia, in assenza di dati scientifici e dimostrabili, non si potranno più fare “green claim”, secondo la Direttiva 825. É quanto emerge dal Rapporto n. 6 di IdentiPack, il primo Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale del packaging per il largo consumo, frutto della collaborazione tra Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, e GS1 Italy, una delle organizzazioni non profit – attive in 116 Paesi nel mondo – che promuovono l’utilizzo degli standard GS1 (i più utilizzati al mondo per la comunicazione tra imprese).
L’Osservatorio continua a monitorare la presenza di informazioni ambientali sulle etichette degli imballaggi immessi al consumo nel nostro Paese, con il contributo dei dati di mercato di NielsenIQ: i dati emergono dall’analisi di oltre 138.000 prodotti di largo consumo venduti in supermercati e ipermercati italiani. Sostanzialmente stabili le certificazioni sulla compostabilità, le informazioni aggiuntive per la differenziata di qualità, marchi o altre indicazioni ambientali volontarie, e indicazioni per visionare digitalmente le informazioni ambientali. Il Rapporto IdentiPack rileva che marchi, certificazioni e informazioni ambientali volontarie sono ancora limitate, ma con qualche eccezione. Fra i settori merceologici, quello del “freddo” si conferma il più ricettivo sotto diversi punti di vista. È in testa per la codifica identificativa del materiale di composizione (con il 58,3% delle referenze) e per le indicazioni sulla tipologia di pack e sul corretto conferimento in raccolta differenziata (con un 78,7% dei pack a scaffale). Ed è l’unico a superare il 10% (14,4% delle confezioni in vendita) per la presenza di informazioni aggiuntive per una raccolta differenziata di qualità. Abbastanza bene anche le carni e il fresco, entrambi sopra il 50% per quanto riguarda i pack che riportano la codifica identificativa del materiale (54,2% le carni, 52,5% il fresco) e sopra il 60% per la presenza di indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata (65,5% le carni e 69% il fresco).
“La comunicazione ambientale, seria e veritiera, è sempre più percepita come utile e necessaria – commenta Simona Fontana, direttore generale Conai – i consumatori hanno acquisito consapevolezza, e le imprese hanno compreso che devono conformarsi alla normativa e, allo stesso tempo, costruire un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza e sull’autenticità delle informazioni. La Direttiva 825, del resto, lo stabilisce con chiarezza: a partire dal 2026 in Italia, in assenza di dati scientifici e dimostrabili, non si potranno più fare green claim. Le comunicazioni volontarie, quindi, saranno mediate dalle nuove disposizioni che sta dando l’Unione Europea. Oltre alla 825, infatti, è attesa per l’anno prossimo una nuova direttiva dedicata ai claim ambientali espliciti. Il dato che emerge dall’ultimo rapporto IdentiPack, ad ogni modo, evidenzia come le aziende siano in prima linea nell’adottare scelte responsabili: un passo significativo verso una circular economy in cui non solo la riduzione dell’impatto ambientale, ma anche la valorizzazione della sostenibilità diventano elementi fondamentali per un successo nel lungo periodo”.


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