Campobasso. Crisi idrica, «necessario l’intervento del governo»

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Rieletto a giugno con il sostegno compatto dell’opposizione, Domenico Esposito riveste oggi i ruoli di vicepresidente del Consiglio comunale di Campobasso e capogruppo di Forza Italia. Dalla sicurezza al rilancio del borgo, passando per il coinvolgimento delle nuove generazioni, il suo approccio combina un’opposizione critica ma costruttiva verso la maggioranza, con l’obiettivo di proporre soluzioni che lascino il segno nella comunità. In questa intervista il consigliere pone l’accento su temi cruciali riguardanti il presente e il futuro del capoluogo alle prese con una serie di problematiche senza precedenti.
Partiamo da uno dei temi più scottanti: la gestione del sistema idrico. Dalla siccità alle tubature vetuste, fino alle recenti contaminazioni che hanno messo in difficoltà famiglie e commercianti del centro. A chi attribuisce la responsabilità di questa disastrosa situazione? Come si sta muovendo l’opposizione per risolvere il problema? Crede che la soluzione sia ancora lontana?
«Quella che stiamo vivendo oggi è la conseguenza di una cattiva gestione che si protrae da almeno 20, se non 30 anni. Il problema principale non è tanto la captazione dell’acqua, quanto la crisi idrica, che ormai è una realtà diffusa. Il Sud Italia sta attraversando una fase di desertificazione, e oggi iniziamo a percepire concretamente i cambiamenti ambientali di cui si parla da tempo. Il vero problema, però, è che Campobasso non ha mai curato adeguatamente la rete idrica: dal serbatoio ai rubinetti delle nostre case, su 10 litri d’acqua ben 7 si perdono lungo il tragitto.
Inoltre, questa amministrazione comunale ha delle responsabilità che non può ignorare, pur continuando a puntare il dito contro Grim e Molise Acque. Da settimane chiedo l’attivazione del Coc (Centro operativo comunale, ndr) e sono stato il primo a portare in aula una mozione sulla crisi idrica, sottolineando criticità che molti non avevano ancora considerato. Tra queste, le difficoltà che avrebbero incontrato le attività commerciali, soprattutto chi somministra alimenti e bevande: senza un’autoclave, questi esercizi devono chiudere le proprie attività pochi minuti dopo la chiusura del flusso idrico comunale. Ora è stato chiesto di mantenere aperta la conduttura per il periodo natalizio, poco più di 10 giorni, ma il problema non scompare. Anzi, le chiusure idriche aumenteranno, aggravando ulteriormente la situazione.
Va detto chiaramente: Grim dimostra una gestione inefficiente e, a mio avviso, incapace. Non abbiamo un sistema di controllo a distanza dei serbatoi né elettrovalvole che permettano di regolare il flusso al minimo, evitando così la chiusura completa. Le continue aperture e chiusure causano “colpi d’ariete” che stanno letteralmente distruggendo la rete idrica.
Non è una questione che riguarda solo Campobasso, o il Molise. La sorgente di Riofreddo, situata sotto il massiccio del Matese, alimenta circa 500.000 abitanti, coinvolgendo anche la Puglia, la Campania, alcuni comuni del basso Abruzzo e la provincia di Campobasso fino a Termoli. È quindi un problema di interesse nazionale, e per questo credo sia necessario l’intervento del governo. Servono commissari competenti, in grado di analizzare i fabbisogni reali e di proporre soluzioni efficaci. Se non agiamo con decisione, ci ritroveremo a febbraio a fronteggiare chiusure idriche persino durante le ore diurne».
A breve alcune classi della D’Ovidio traslocheranno nei locali della ex Avvocatura in via Garibaldi. Una scelta, come lei ha spesso ribadito, “arbitraria” da parte della sindaca malgrado alcune criticità rilevate dai tecnici ma prontamente ridimensionate dalla stessa prima cittadina che ha assicurato la sicurezza della struttura. Una situazione che andrà ad inficiare anche sulla mobilità urbana a causa della posizione centralissima e l’assenza di parcheggi adeguati. C’era un’alternativa valida a questa scelta?
«La scelta è arrivata alla terza manifestazione d’interesse, dopo due precedenti tentativi falliti. Tuttavia, il vero problema è che in due anni non è stata trovata una soluzione adeguata. Questa decisione smembra la popolazione scolastica, con le classi delle medie trasferite all’istituto Pilla, dove convivranno con gli studenti delle superiori, creando potenziali problemi educativi e relazionali.
Il palazzo dell’ex Avvocatura non è adatto per una scuola: è buio, privo di spazi per ricreazione, attività fisica o eventi. Anche la logistica è critica: la presenza di scuolabus, genitori e bambini in via Garibaldi creerà caos. A tutto ciò si aggiunge il fatto che i lavori alla D’Ovidio dureranno 7-8 anni, penalizzando un’intera generazione».
L’escalation di furti ha diminuito la percezione di sicurezza dei cittadini, soprattutto nelle periferie. Il senatore Della Porta ha annunciato nei giorni scorsi l’arrivo di nuovi rinforzi. Crede che l’apertura di un presidio nel centro storico e l’arrivo di nuovi agenti basteranno a garantire maggiore sicurezza sul territorio?
«La repressione non è mai una soluzione definitiva. La sicurezza va affrontata con un approccio integrato. Ringrazio il senatore Della Porta per l’interessamento, ma non tutto dipende dalle forze dell’ordine. Fratelli d’Italia in comune sbaglia a puntare solo su questo, altrimenti dovremmo militarizzare l’intera città. È importante comprendere che Campobasso sta divenendo sempre più una realtà d’Europa, in cui convivono diverse comunità.
Nell’odg che ho avanzato ed è stato votato dall’Assise civica, ho proposto l’istituzione dei “tavoli della convivenza” nei quartieri, coinvolgendo amministrazione comunale, forze dell’ordine, sindacati e istituzioni religiose e tutti gli attori del territorio per promuovere il dialogo e l’inclusione. La proposta ha ottenuto la piena condivisione dei gruppi moderati del centrodestra, Popolari per l’Italia, Noi moderati, Udc e la firma del nostro candidato sindaco Aldo De Benedittis.
Un intergruppo nuovo che farà le proprie proposte e si farà strada nel futuro della nostra città.
Inoltre, ho suggerito l’iscrizione del Comune al FISU – Forum Italiano per la Sicurezza Urbana, un organismo che ha già ottenuto risultati concreti in altre realtà. Non dobbiamo avere uno spirito securitario, ma inclusivo.
Queste iniziative non devono appartenere né alla destra né alla sinistra. Sono profondamente legato alla mia parte politica, ma sono anche figlio di Dora Crapsi e pronipote di Nicolino Crapsi, l’unico onorevole “falce e martello” di questa regione. Non ho mai rinunciato alla libertà di valutare con la mia testa e il mio cuore prima di scegliere. Oggi (venerdì, ndr) l’intera assemblea ha fatto la sua scelta. Mi dispiace solo per Fratelli d’Italia al comune, che non ha capito il valore di questa proposta…».
Il 7 maggio i giudici amministrativi si esprimeranno sul ricorso presentato da De Benedittis. Il Tar, infatti, ha accolto in parte il ricorso elettorale dell’ex candidato sindaco affidando ulteriori verifiche alla Prefettura. Volendo azzardare un’ipotesi, come si concluderà questa vicenda?
«Credo che l’urna abbia un potere supremo che va oltre il Tar o il Consiglio di Stato. Se il risultato elettorale venisse ribaltato per una questione formale, non sarei contento: significherebbe non rispettare la volontà dei cittadini. Tuttavia, se la verifica delle 30 sezioni presso la Prefettura mostrasse un recupero di voti per il centrodestra, ne sarei orgoglioso.
Bisogna però soffermarsi su un ultimo aspetto: il centrodestra, che vantava una presenza del 53% in consiglio comunale, includeva anche i colleghi Varra e Madonna, che ora non fanno più parte della coalizione di centrodestra. Ritengo che il ricorso ci terrà ancora sulle spine per qualche mese, ma personalmente non è qualcosa che mi preoccupa.
Indipendentemente dal risultato, continuo a lavorare per Campobasso anche dall’opposizione. E il mio ordine del giorno accolto in aula dimostra che possiamo essere propositivi anche senza essere in maggioranza».
Recentemente ha denunciato atteggiamenti poco rispettosi di alcuni esponenti comunali verso funzionari e dirigenti. Ci sono le basi per un’accusa formale di mobbing?
«A mio avviso servirebbe una scuola di politica per insegnare il rispetto per le istituzioni. Alcuni consiglieri trattano il Comune come se fosse la Casa Bianca, pensando di poter sostituire funzionari e dirigenti a piacimento.
Oggi il Comune dispone di una squadra di dirigenti e funzionari che merita rispetto assoluto. Lo affermo con convinzione. Nella precedente consiliatura non ho mai mancato di riconoscere il valore dell’apparato amministrativo. I dirigenti degli ultimi cinque anni sono coloro che hanno formalizzato e portato avanti tutte le proposte che ci hanno permesso di ottenere oltre 120 milioni di euro dai bandi europei del Pnrr e altre iniziative, risorse che oggi possiamo spendere. Queste persone meritano rispetto, anche perché hanno lavorato duramente durante la pandemia, garantendo il funzionamento della macchina amministrativa.
Se oggi qualcuno non apprezza un dirigente perché non condivide il suo ideale politico, bisogna ricordare che questi professionisti hanno già dimostrato di essere al servizio della città e della maggioranza in carica. Nella mozione di cui parliamo, sono presenti due note firmate da dirigenti di grande esperienza e professionalità, come Vincenzo De Marco e l’architetto Giuseppe Giarrusso. Questi dirigenti, che hanno collaborato con la precedente consiliatura a 5 Stelle, hanno contribuito a ottenere risultati importanti negli ultimi cinque anni. Ora, però, sono diventati il bersaglio di un’amministrazione che li considera ‘non amici’.
Purtroppo, questa situazione non si limita ai dirigenti. Nei corridoi del Comune si respira malcontento a causa di spostamenti di personale decisi dalla sera alla mattina e di scrivanie letteralmente piazzate fuori dagli uffici. Non possiamo accettare un clima di lavoro simile. Si tratta forse di mobbing? Non sono un esperto in materia, ma ciò che è certo è che, quando rappresento la mia città, rappresento anche gli interessi di chi lavora al mio fianco per il bene comune».
A sua avviso, dunque, quali sono le priorità per la crescita della città?
«Ho sempre ritenuto che Campobasso debba caratterizzarsi e rendersi riconoscibile. Non “Città dei Misteri”, ma “Città della Pace”, celebrando la sua storia e le tradizioni.
Credo che dovremmo valorizzare di più la rievocazione storica della pace tra i Crociati ed i Trinitari e puntare con maggiore convinzione sulla nostra identità. Campobasso è una realtà straordinaria e deve affermarsi come il capoluogo della regione. È fondamentale ottenere quel riconoscimento che ci spetta. Detto questo, provo molto dispiacere per la questione del ‘ritorno’ di Isernia con l’Abruzzo. Rispetto la volontà di 5.000 cittadini, ma è un po’ come assistere a una separazione definitiva tra marito e moglie: un divorzio non è mai una cosa piacevole da accettare.
Io ho avuto la fortuna di nascere molisano e continuerò a difendere questa regione e la sua autonomia. Tuttavia, Campobasso ha bisogno di credere di più in sé stessa, di elevarsi culturalmente, di confrontarsi con il resto del mondo e di imparare a portare nella propria realtà il bello che esiste altrove. Perché il bello può essere ‘contagioso’. Se la città è sporca, non possiamo attribuire tutta la colpa all’amministrazione: anche i cittadini devono fare la loro parte. Bisogna riscoprire lo spirito di comunità e avviare una serie di iniziative per rinnovarlo. Spero che il Pnrr, con tutti i progetti che porta con sé, ci aiuti a raggiungere questo obiettivo.
Ricordo una tavola storica realizzata dall’architetto Daniela Guerrizio per l’Ente Provinciale per il Turismo alcuni decenni fa. Rappresentava una Campobasso studiata nei minimi dettagli, bella, una città in grado di offrire la vivibilità che molti desiderano. È questo il modello che dovremmo seguire. Personalmente, credo anche nel turismo slow: il vero lusso è questo, vivere con calma e assaporare tutto ciò che ci circonda.
Vorrei che i miei figli desiderassero un futuro in questa città. Alla soglia dei miei 50 anni, posso dire di aver trasformato l’emozione in determinazione per lavorare a questo obiettivo».

sl



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