Il Natale che mi ha cambiato la vita: “Dopo un lutto, ho riscoperto la magia grazie a mio figlio”

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“Mia nonna mi ha cresciuto, ho avuto la fortuna di averla per molto tempo accanto a me anche da adulto. Mi ha lasciato il 24 dicembre del 2017, cosa che reso il Natale una giornata infausta e piena di dolore, da lì in poi. Esattamente un anno dopo, l’arrivo delle festività ha coinciso con una forte depressione; mi sono chiuso in me stesso, lasciandomi trasportare dai ricordi tristi”. Questa è la storia di Giovanni T, un uomo che ora ha 38 anni, vive a Roma e lavora in uno studio notarile. “A salvarmi dalla sofferenza e dalla nostalgia è stato mio figlio Giacomo, che al tempo aveva 5 anni. Mi ha aiutato a cambiare prospettiva”.

Nonna Maria, al centro della sua vita

“Era di nuovo Natale, maledizione. Natale 2018. Un anno dopo il giorno in cui era venuta a mancare mia nonna, cui ero legatissimo. Dovevo tutto a lei, perché mi aveva cresciuto e supportato in ogni attimo della mia vita. Mia madre era morta durante il parto, mio padre se l’era data a gambe molto prima, la sera stessa in cui la mamma gli aveva annunciato che era incinta. Così Maria, questa dolce signora, aveva deciso di occuparsi di me, orfano, portandomi a vivere nella sua grande casa al centro di Roma. Lei era la mia famiglia, tutto. Negli anni ha ricoperto il ruolo di mamma e di papà, con tanto amore e gentilezza, senza farmi mancare affetto né rimprovi; ha saputo anche essere autoritaria, con l’accortezza di fermarsi sempre a spiegare il perché di una punizione per farmi comprendere gli errori. È andata via serena, alla veneranda età di 90 anni, addormentandosi senza più risvegliarsi nella notte tra il 23 e il 24 dicembre. L’ho trovata io ed è stato il più grande dolore mai provato nella vita. Anche se ormai ero un uomo, sposato e padre di un bambino, Maria era il mio punto di riferimento e senza di lei mi sono sentito davvero solo, e perso”.

Un lutto che Giovanni non riesce ad accettare

“So bene che la morte fa parte della vita, – prosegue nel suo racconto Giovanni – ma la dipartita di nonna Maria mi ha segnato nel profondo. Fino al giorno del funerale ho mantenuto una facciata per parenti ed amici, ma successivamente tutto il dolore è come esploso. Per un mese ho messo la vita in standby, anche il lavoro, perché alcuni giorni faticavo anche ad uscire dal letto. Mia moglie Claudia mi è stata sempre vicina, ma ero io a sentirmi distante. Sofferente. Non volevo coinvolgere lei in questo tremendo stato d’animo. Mi sono chiuso nella sofferenza finché, costretto a tornare alla vita quotidiana, ho cercato di ritrovare equilibrio e dare una parvenza di normalità alla mia famiglia, soprattutto pensando a mio figlio. Se non fosse stato per lui non sarei nemmeno mai andato a chiedere aiuto a una psicoterapeuta conosciuta tempo prima per un altro problema; il percorso con lei mi ha aiutato lei a metabolizzare la perdita. Insomma, alla fine di un anno di duro lavoro interiore è arrivato questo nuovo, maledetto Natale: pensavo sarei riuscito a mantenere il nuovo equilibrio costruito dentro di me. Ma le cose non sono andate come speravo”.

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Natale, un anno dopo

“All’accensione delle prime luminarie per strada e dell’arrivo panettoni sugli scaffali del supermercato, la sofferenza che credevo di aver superato è tornata a bussare alla mia porta. L’anniversario della morte di nonna stava riaccendendo il dolore che, forse, alla fine non mi aveva mai abbandonato. Mi sono ripromesso di essere forte per non rovinare un altro Natale al piccolo Giacomo, che come tutti i bambini meritava di vivere la magia delle feste con un papà sereno e partecipe. Anche lui aveva sofferto la perdita della sua bisnonna, non potevo dimenticarlo. Mi sono sforzato di mantenere almeno con lui un’aria allegra. Mia moglie mi è stata accanto e ha organizzato una magnifica cena per vivere la Vigilia in maniera un po’ diversa, invitando il mio più caro amico con la sua famiglia. Una volta a tavola ho notato che c’era un posto in più. Stavo per dire a Claudia che aveva fatto male i conti, quando Giacomo mi si è avvicinato per dirmi: “Questa è la sedia di Maria, lasciala lì. Ho detto io alla mamma di mettere un posto anche per lei. La nonna è sempre nel mio cuore, volevo ci fosse anche lei”. Mi sono commosso e l’ho abbracciato forte. Ho ringraziato il mio soldo di cacio; nella spontaneità di un bambino si è riflessa tutta l’insicurezza dell’adulto. Sì aveva ragione, la nonna sarebbe stata sempre con lui e con me. Dovevo lasciarla andare , concentrandomi sul presente e sul futuro di una vita che lei mi ha aiutato a costruire. C’erano troppe cose belle nella mia vita per lasciarle andare così, in primis la mia meravigliosa famiglia. Da quel 24 dicembre sono cambiato, di nuovo. Perché ho iniziato a sentire un’atmosfera diversa, con l’avvicinarsi delle Feste, un autentico desiderio di stare assieme alle persone che amo. Così dovrebbe essere sempre, no? Ma ce lo scordiamo”.



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