Bonaccini: «Il M5S fatica a compiere l’ultimo miglio ma così si indebolisce. Il Paese ha bisogno di un’alternativa»

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Il presidente dem: «Sull’Albania Meloni ha miseramente fallito»

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Stefano Bonaccini a che punto sono i lavori in corso nel centrosinistra?
«Adesso serve un salto di qualità. Perché l’obiettivo è costruire un’alternativa credibile e migliore a questa destra, per batterla nelle urne alle elezioni politiche. Abbiamo ottenuto ottimi risultati alle Amministrative di giugno, a partire dal cappotto nei 6 Comuni capoluogo di regione; e il saldo delle Regionali del 2024 è positivo: partivamo da 6 a 1 per la destra e abbiamo chiuso con un 4 a 3. Ma tutto questo, per quanto importante, non basta: serve un centrosinistra nuovo e unito su un progetto di governo del Paese».

Giuseppe Conte ad Atreju ha attaccato il Pd e ha detto che non vuole un’alleanza strutturale con voi.
«Sto ai fatti: il M5S si è alleato con noi quasi ovunque nelle ultime tornate amministrative e regionali. Ma fatica a compiere l’ultimo miglio e questo sta indebolendo sia loro che il centrosinistra: le tensioni e i veti hanno impedito di vincere sia in Basilicata, a primavera, che in Liguria, a ottobre. Altrimenti il bilancio sarebbe ancor più positivo per noi e negativo per la destra. Non rinfaccio nulla, si vince e si perde assieme. Ma è venuto il momento di ragionare diversamente, costruendo qualcosa di nuovo e più forte insieme a tutte le forze di opposizione e alle tante parti della società che non si riconoscono in questa destra sovranista e corporativa, che sta aumentando la fragilità dell’Europa, chiudendo il nostro Paese e portandoci dritti ad una crisi economica senza alcuna strategia di crescita, di politica industriale, di contrasto ai divari sociali e territoriali. Mi rivolgo a tutti, non solo ai 5 Stelle: il Paese ha bisogno di un’alternativa, altrimenti la destra non convince, ma governa».




















































Ernesto Maria Ruffini si è dimesso e si parla di lui come del possibile leader del centro. L’alleanza delle opposizioni ha bisogno di un soggetto politico di questo tipo o il Pd può comprendere anche quella tradizione politica?
«Il Pd lo abbiamo costruito proprio per unire e mescolare culture diverse del centrosinistra. E il mio impegno unitario nel Pd è anche quello di far vivere questo pluralismo e questa capacità di non chiuderci in una ridotta a sinistra. Ma questo non significa coltivare l’autosufficienza, né verso sinistra né verso il centro. Così come ci sono i 5 Stelle e Avs, o i Socialisti e +Europa tra le forze laiche, considero auspicabile poterci alleare anche con forze moderate che, pur non essendo di sinistra e non volendo stare nel Pd, possano però scegliere di allearsi con noi per battere la destra su un programma serio che rimetta l’Italia su un binario di crescita sostenibile, di qualità della democrazia, di collocazione pienamente europea».

Il Pd continua ad attaccare Giorgia Meloni sull’Albania
«Ad oggi quel progetto è miseramente fallito. Ma è anzitutto il presupposto da cui nasce e da cui parte la destra ad essere sbagliato: continuare a gestire i fenomeni migratori in chiave di emergenza, anziché di governo di flussi regolari, di politiche di inclusione e sicurezza. L’effetto è duplice: non stanno gestendo i flussi, non stanno garantendo inclusione per chi arriva, non stanno garantendo sicurezza nelle città. A proposito, lo vogliamo dire che la destra al governo non sta dando risposte alla domanda di sicurezza delle persone? Vedo che nessuno ne parla più, che nessuno gliene chiede conto».

Comunque Meloni ad Atreju ha detto che il governo non ha problemi e nemmeno l’Italia.
«Le stime di crescita sono state corrette al ribasso: un drammatico 0,5% per il 2025, che si accompagna alla frenata tedesca e francese, per noi serio problema perché, insieme agli Stati Uniti, i tre principali mercati di destinazione della manifattura italiana. Dovesse succedere che Trump mette i dazi sui nostri prodotti, allora per il nostro export sarebbero serissimi guai. Peraltro se il modello di riferimento di Meloni è l’anarco-liberista Milei, che cita Lenin, allora siamo oltre il consentito. Sono molto preoccupato per l’Italia: il governo non ha uno straccio di politica industriale, come indicano sindacati e imprese, e la nuova manovra aumenterà ulteriormente le tasse. A questo aggiungiamoci la condizione sempre più drammatica della sanità pubblica e del sistema di welfare italiano. Ecco perché serve, con chi si oppone a questa destra, costruire rapidamente l’alternativa, cioè un progetto per un Paese più forte, giusto e sostenibile».

La premier accusa il Pd e Schlein di essere afoni su Stellantis.
«Stiamo ai fatti: Meloni ha tagliato il fondo automotive da 4,6 miliardi di euro, mentre il Pd ha presentato una trentina di atti parlamentari su Stellantis e automotive. Risponda magari di questo, ma noto che dalle promesse non mantenute sfugge spesso, come ad esempio i rimborsi al 100% sugli alluvionati della mia terra, oppure sull’abolizione delle accise».


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