Taglio cuneo fiscale anche nel 2025, quali gli effetti sulla pensione futura?

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Il taglio del cuneo fiscale rappresenta una misura cruciale per ridurre la pressione contributiva sui lavoratori dipendenti, incrementando il reddito netto percepito in busta paga. Questa iniziativa, introdotta nella Legge di Bilancio 2024 e confermata per il 2025, ha come obiettivo principale quello di alleggerire il peso fiscale sul lavoro.

In pratica, la misura prevede una riduzione della quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore. Molti continuano a chiedersi se questo taglio cune fiscale ha effetti sulla futura pensione, visto che significa meno contributi oggi per il lavoratore.

Chi può beneficiare del taglio e impatto sulla pensione

Il taglio del cuneo fiscale si applica a diverse fasce di reddito imponibile ed è destinata, come si può intuire, ai lavoratori dipendenti. Questa differenziazione permette di massimizzare il beneficio per i lavoratori con redditi più bassi, che vedono un incremento più significativo nel netto percepito in busta paga.

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Il taglio del cune fiscale viene compensata da un intervento diretto dello Stato. Questo significa che i contributi non versati oggi dal lavoratore all’INPS sono coperti finanziariamente dallo Stato, garantendo che il montante contributivo rimanga inalterato. In altre parole, la riduzione non incide sul calcolo della pensione futura, in quanto l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche resta invariata.

La norma sottolinea questo aspetto con la specifica: “Tenuto conto dell’eccezionalità della misura, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche”. Questo garantisce che i benefici immediati sul reddito netto non si traducano in una riduzione delle prestazioni previdenziali spettanti al lavoratore al momento del pensionamento. Quindi, pensione tutelata.

A differenza, invece, del Bonus Maroni di Quota 103. Una misura quasi identica ma che ha effetti positivi oggi in busta paga ma minore pensione in futuro.

Impatto sulle finanze pubbliche

In sostanza, dunque, la misura del taglio cuneo fiscale consente di aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori senza compromettere la sicurezza economica durante il periodo pensionistico.

Questo approccio bilancia l’esigenza di sostenere il reddito disponibile con la tutela del sistema previdenziale.

L’onere dei contributi non versati dai lavoratori viene interamente sostenuto dallo Stato. Questo comporta un impatto significativo sulle finanze pubbliche, in quanto lo Stato si fa carico di una parte delle trattenute contributive per garantire il pieno montante previdenziale ai lavoratori. Si tratta di una scelta che, pur comportando un costo per il bilancio pubblico, mira a promuovere l’equità sociale e a incentivare la competitività del mercato del lavoro.

La ratio del taglio cuneo fiscale e la proroga 2025

Il principio alla base del taglio del cuneo fiscale è chiaro: ridurre la pressione fiscale e contributiva sul lavoro dipendente senza intaccare i diritti previdenziali dei lavoratori. Questo intervento si inserisce in una strategia più ampia volta a sostenere il reddito delle famiglie e a stimolare l’economia attraverso un incremento del potere d’acquisto. Inoltre, rende il sistema fiscale più equo, alleggerendo il carico sui lavoratori a basso reddito.

La Legge di Bilancio 2024 ha previsto il taglio del cuneo fiscale come misura valida per il 2024, ma la manovra finanziaria 2025 ha già previsto la proroga per il 2025. Anzi la misura sarà resa strutturale. Questo dimostra l’intenzione del legislatore di rendere la misura un elemento stabile delle politiche fiscali e del lavoro, consolidandone gli effetti positivi per i lavoratori e per l’economia.

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Riassumendo…

  • Il taglio del cuneo fiscale aumenta il netto senza ridurre la pensione futura.
  • Lo Stato copre i contributi non versati, preservando il montante previdenziale dei lavoratori.
  • Introduzione nella Legge di Bilancio 2024, prorogata per il 2025 e resa strutturale.
  • Obiettivo: ridurre pressione fiscale sul lavoro e aumentare il potere d’acquisto.
  • Impatto sulle finanze pubbliche compensato da benefici economici e sociali.



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