In un mondo sempre più segnato dalle disuguaglianze e dalla crisi climatica, un rapporto di Oxfam getta luce sull’impatto che i “super ricchi” esercitano sul pianeta. Lo studio “Carbon inequality kills”, pubblicato il 28 ottobre in occasione della Cop 29 sul clima, rivela che 50 dei miliardari più facoltosi del pianeta producono (attraverso i propri investimenti, l’uso di jet privati e di yacht, ecc.) più emissioni di CO2 in poco più di 90 minuti di quanto una persona media (comune) ne produca nell’arco di una vita intera.
Il Rapporto evidenzia un altro dato scioccante: se le emissioni di tutti corrispondessero a quelle dell’1% più ricco al mondo (composto da 77 milioni di persone), il budget di carbonio (la quantità di CO2 che può ancora essere aggiunta all’atmosfera senza causare un aumento medio delle temperature globali oltre 1,5°C) si esaurirebbe in meno di cinque mesi, anziché in quattro anni.
“I super ricchi stanno trattando il nostro pianeta come il loro parco giochi personale, incendiandolo per piacere e profitto. I loro investimenti sporchi – legati ai combustibili fossili – e i loro giocattoli di lusso (jet privati e yacht) non sono solo simboli di eccesso; sono una minaccia diretta per le persone e il pianeta“, ha affermato il direttore esecutivo di Oxfam international, Amitabh Behar.
Il peso dei super ricchi sull’ambiente
Lo studio di Oxfam, il primo a esaminare sia i trasporti di lusso sia gli investimenti inquinanti dei miliardari, mostra come i 50 più ricchi abbiano accumulato 184 voli privati in un anno, producendo un volume di emissioni equivalente a quello generato da una persona media in 300 anni. I loro yacht, sempre in un anno, hanno emesso tanto carbonio quanto una persona comune produrrebbe in 860 anni.
Esempi emblematici includono Jeff Bezos (fondatore di Amazon), i cui jet privati hanno trascorso quasi 25 giorni in aria in un periodo di 12 mesi, generando così emissioni pari a quelle di un dipendente medio di Amazon negli Stati Uniti in 207 anni, e la famiglia Walton, erede della catena Walmart, i cui superyacht hanno prodotto emissioni equivalenti a quelle di 1714 dipendenti dei loro negozi.
E il peso degli investimenti è ancora più alto. In media, gli investimenti dei miliardari generano emissioni 340 volte superiori rispetto a quelle combinate di jet e yacht privati. Quasi il 40% degli investimenti è infatti indirizzato verso settori altamente inquinanti, come petrolio, altre attività estrattive e cemento, spingendo così il mondo sull’orlo del disastro climatico.
L’impatto devastante sulle comunità più vulnerabili
Le conseguenze dello stile di vita dei super ricchi “sono drammatiche”, dice il Rapporto, soprattutto per le nazioni più povere, cioè quella che hanno contribuito meno alla crisi climatica ma che ne subiscono le conseguenze più gravi. Dal 1990, rileva Oxfam, le emissioni dell’1% più ricco hanno causato un calo della produzione economica globale di 2,9mila miliardi di dollari, con perdite maggiori per i Paesi a basso e medio reddito. L’Asia meridionale, il Sud-est asiatico e l’Africa subsahariana, ad esempio, rischiano di perdere fino al 2,5% del loro Pil cumulativo entro il 2050.
L’impatto sulla sicurezza alimentare è altrettanto allarmante. Tra il 1990 e il 2023, le emissioni dei super ricchi hanno causato una quantità di perdita dei raccolti che avrebbe potuto fornire abbastanza calorie per sfamare 14,5 milioni di persone all’anno nello stesso periodo. Una cifra che salirà a 46 milioni di persone all’anno entro il 2050.
“La ricerca di Oxfam lo rende dolorosamente chiaro: le emissioni dei più ricchi, derivanti dal loro stile di vita lussuoso e ancora di più dai loro investimenti inquinanti, alimentano la disuguaglianza e la fame nel mondo, e minacciano la vita di molte persone. Tutto ciò non solo è ingiusto, è letale“, ha aggiunto Behar.
Le proposte di Oxfam
Per invertire questa tendenza Oxfam avanza una serie di proposte. È per esempio necessario ridurre drasticamente le emissioni attraverso una nuova e permanente tassazione sul reddito e sul patrimonio dell’1% più abbiente, accompagnata da regolamentazioni che limitino le emissioni delle loro aziende. Inoltre, i governi devono introdurre meccanismi per far pagare i ricchi inquinatori: con una tassa patrimoniale sui miliardari e sugli investimenti in attività inquinanti si potrebbero generare oltre 1,7mila miliardi di dollari all’anno da destinare alla finanza climatica. Infine, occorre riprogettare le economie globali per ridurre la concentrazione di ricchezza, garantendo una distribuzione più equa delle risorse.
“Non è giusto che la resilienza debba essere una necessità. Non voglio essere forte, voglio essere al sicuro. Ma i ricchi inquinatori non si curano nemmeno del nostro destino”, ha infine affermato sullo studio Oxfam una giovane attivista climatica delle Filippine, Marinel Sumook Ubaldo.
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